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LA DIRETTIVA SULLE PERFORMANCE
DEGLI EDIFICI
Il concetto di edificio a energia quasi zero
è stato introdotto dalla direttiva europea 31
del 2010, la Epbd (Energy performance of
building directive), di revisione della direttiva 91 del 2002. All’articolo 9, la 31 stabilisce alcune importanti novità. Primo, che
gli stati membri, entro il 31 dicembre 2020,
devono provvedere affinché tutti gli immobili di nuova costruzione siano a energia
quasi zero e che, a partire dal 31 dicembre
2018, quelli pubblici o occupati da enti
pubblici siano anch’essi Nzeb. La direttiva,
poi, impone che gli stati membri elaborino dei piani nazionali. Terzo. Entro il 2015
dovranno essere definiti dei target intermedi
di miglioramento delle prestazioni energetiche dei nuovi edifici. Si tratta di tre obiettivi, in particolare il primo, ambiziosi, anche
per quanto riguarda i tempi: le nuove regole
dovrebbero essere emanate almeno tre anni
prima delle scadenze riguardanti gli edifici
pubblici, ciò per consentire di progettare per
tempo le nuove costruzioni a energia quasi
zero.
Ma quali caratteristiche dovrebbero avere
questi edifici? È ancora l’articolo 9 che
interviene a stabilire che gli stati membri
debbano specificarne le caratteristiche,
anche perché è lo stesso articolo ad essere
vago. Infatti, per definire un edificio Nzeb
la direttiva stabilisce che si tratta di un
“edificio ad altissima prestazione energetica, il cui fabbisogno energetico dovrebbe
essere coperto in misura molto significativa
da energia da fonti rinnovabili, compresa
l’energia da rinnovabili prodotta in loco o
nelle vicinanze”. Diverse sono le modalità
concrete per progettare e realizzare edifici a
energia quasi zero e ridurre in modo significativo la bolletta energetica: come l’utilizzo
di impianti di riscaldamento o di raffrescamento molto efficienti, la produzione di
energia da fonti rinnovabili, la riduzione al
minimo delle dispersioni termiche, l’installazione di protezioni solari esterne all’edificio
e altro ancora.