City Life Magazine 22 | Page 20

20 CITY LIFE MAGAZINE N.22 Note 1. Per un approfondimento si veda lo studio realizzato per GDFSUEZ (ora ENGIE) Italia, in collaborazione con il Politecnico di Milano, “Energy Community: un nuovo paradigma per l’innovazione energetica nel nostro Paese”, 2014. 2. Nel 2013 le rinnovabili hanno coperto oltre il 29% dei consumi finali elettrici e quasi il 14% dei consumi totali. 3. Di questa, circa il 44% è stata prodotta tramite impianti di piccola generazione (capacità di generazione fino a 1 MW). 4. Il riferimento è a impianti di potenza nominale sotto i 10 MVA; la microgenerazione attiene a impianti per la produzione di energia elettrica, anche in assetto cogenerativo, con capacità di generazione inferiore a 50 kWe. 5. Il rendimento degli impianti rinnovabili migliora se si sfruttano delle tecnologie di gestione della domanda, sia spostando i consumi sia aggregando più utilizzatori. Inoltre l’introduzione di tecnologie di accumulo può favorire una ulteriore spinta sulle rinnovabili, attenuandone la difficoltà di programmazione. In alcuni Paesi europei come Germania e Danimarca la penetrazione delle rinnovabili si è sviluppata, in modo spontaneo, anche attraverso le Energy Community. 6. Lo Scenario “Risparmio 2020” include anche i consumi del settori dei Trasporti. L’impatto totale delle Energy Community ed il contributo al delta di risparmio si riferiscono ai 4 modelli paradigmatici “puri” di Energy Community presi in considerazione, più 2 modelli “misti”: Energy Community Urbana (residenziale e complessi ospedalieri) ed Energy Community extra-urbana (industriale, più centri commerciali e logistici). 7. Si fa riferimento ai ricavi dall’energia immessa in rete da produzione rinnovabile, risparmio sull’acquisto di energia dalla rete, risparmio in termini di produzione di energia termica da tecnologia trad izionale, ecc., al netto degli investimenti per le tecnologie di Energy Community; non sono considerati gli effetti indiretti e indotti. 8. Grazie allo stoccaggio, la produzione di energia rinnovabile non viene immessa nella rete ma viene assorbita dalle batterie per l’autoconsumo, così da ridurre i consumi dalla rete elettrica da parte delle Energy Community. 9. In Germania l’energia prodotta dalle FER community-owned è pari al 48% (il 51% di tutta la produzione a fonte rinnovabile). In Danimarca, si contano oltre 2.000 impianti eolici community-owned, con un sistema regolatorio incentivante e redistributivo. Nel Regno Unito è stata recentemente pubblicata la Community Energy Strategy 2014. 10. Il progetto Greenlys – promosso da GDF Suez (ora ENGIE), ErDF, GEG, RTE, Schneider Electric e Grenoble INP, in collaborazione con università, centri di ricerca, autorità locali e im- 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. prenditori – è volto a creare entro il 2016 due piattaforme pilota a Grenoble e Lione, ciascuna con un totale di 500 clienti B2C e 20 clienti B2B. Il progetto intende: fornire un sistema aperto alla produzione e al consumo diffusi, prestando attenzione all’efficienza energetica e ai temi ambientali; costruire una rete “self-healing”, ovvero capace di riconfigurarsi in automatico o di sopperire agli sbilanciamenti; testare, in condizioni reali, le relazioni tra generazione distribuita e gestione della domanda. In Germania la finanziabilità dei progetti di aggregazione ha favorito la nascita delle energy community. Ad esempio la KfW garantisce i prestiti delle banche commerciali per la costituzione (anche) di energy community con una valutazione standard del merito dell’investimento: dal 1999 al 2013 sono stati erogati 12.000 prestiti, per oltre 2,6 miliardi di Euro. In Danimarca, i produttori di energia elettrica da piccoli impianti combinati e da rinnovabili sono sottoposti ad oneri da sbilanciamento, ma hanno accesso ad una sorta di mercato assicurativo e, in cambio di una quota fissa individuata da contratto, sono in grado di trasferire il rischio di oscillazioni inattese nella produzione, nel consumo o nella vendita. Il Renewable Energy Act danese prevede che i costruttori di impianti eolici debbano offrire fino al 20% di quote in un progetto ai residenti entro 4,5 km dall’impianto. In Germania, le richieste per la generazione in energy community da fonti rinnovabili sono evase in circa 3 mesi, grazie a una regolazione chiara, alla possibilità di costituire livelli diversi di comproprietà e ad un schema regolatorio che stabilisce chiaramente la ripartizione dei profitti. Ad esempio nel Regno Unito le iniziative popolari hanno favorito l’interessamento di autorità locali e regionali alla costituzione di Energy Community. È il caso della definizione dei SEU, chiarita dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas solo nel dicembre 2013 (deliberazione n. 578/2013/R/EEL del 12 dicembre 2013). La normativa, pur introducendo il concetto di cogenerazione legato ai SEU, è inoltre concentrata in modo specifico solo sul sistema elettrico. Specialmente per quanto riguarda l’efficienza negli usi finali e le norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica. Ciò ha di fatto bloccato gli investimenti nel settore, rallentandone lo sviluppo in modo significativo. I fondi infatti devono spesso essere raccolti da diverse fonti, con relativa instabilità: da un lato, si genera incertezza sulla presenza e sull’assegnazione di incentivi, dall’altro l’ingresso delle ESCO nel settore (per ora di fatto assenti) potrebbe portare novità grazie alla possibilità di garantire dei progetti di taglia adeguata ad assicurarsi finanziamenti certi.