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CITY LIFE MAGAZINE N.21
il materiale con cui sono realizzate sia la
nuova grande copertura della corte che le
superfici di tamponamento sulla corte degli
ultimi due livelli, sopra i piani esistenti. Un
ampliamento fondato sulla trasparenza,
scelta linguistica volta alla riduzione
dell’impatto visivo, coerente con lo slancio
verso l’alto della struttura, ma anche una
soluzione di valorizzazione della luce
naturale, di cui i piani alti e la corte intera
ricavano grande beneficio. L’uso
preponderante del vetro è inteso a donare
costantemente la possibilità di spaziare con
lo sguardo, di esplorare arte e architettura
allo stesso tempo, in un disegno che le
vede interagire costantemente. Il nuovo
volume di legno affiancato al Fogg
Museum, ospita sui suoi lati più corti due
corpi in aggetto, due giardini d’inverno
realizzati in vetro, acciaio e pannelli di legno
scorrevoli. Questi ultimi, quando arretrano,
come sipari di un teatro, offrono ai visitatori
ora la vista sulla città ora sul Carpenter
Center for the Visual Arts che oggi ospita
l’Harvard Film Archive. È una stratificazione,
una sovrapposizione di spazi e servizi. La
radice nascosta della macchina museale è
la conservazione, grazie alla quale le opere
sono protette dagli effetti del tempo; mentre
il resto dello spazio, sotto la grande
lanterna vetrata, è aperto alla città e alla
Secondo quando riportato dal Boston
Globe, l’intero progetto è costato circa
350 milioni di dollari. Di questi, 237 milioni (come dichiarato in primavera dai
responsabili del museo) vengono da iniziative di fundraising. Le donazioni principali sono arrivate da nomi come Emily
Rauh Pulitzer (45 milioni di dollari), a suo
tempo curatrice del museo e vedova di
Joseph Pulitzer Jr, e David Rockefeller,
nipote dello storico magnate del petrolio,
entrambi sono ex alunni dell’ateneo.