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spendere, questo è il paradosso dei grandi
interventi della politica. Un esempio è dato dalla
volontà dell’assessorato alla cultura di costruire
una nuova grande biblioteca (dove peraltro
già ne esiste una di quartiere all’interno del
parco), per dare vitalità culturale al quartiere.
All’apparenza un beau geste, ma che in realtà
non serve e andrebbe posizionata all’interno del
parco, l’unica area libera e verde del quartiere.
La costruzione di questo ipotetico edificio, alla
fine, risolverebbe solo il problema politico di
spendere le risorse allocate, nient’altro. Come si
vede è una logica che non funziona, non solo al
Giambellino, ma in ogni periferia urbana che ha
problemi ben più complessi da risolvere rispetto
a quello di costruire semplicemente delle opere
pubbliche. Sostenibilità al Giambellino significa
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permettere alla gente di vivere bene stando
all’interno del quartiere, allestire un cantiere
leggero che permetta la ristrutturazione senza
l’allontanamento degli abitanti.
Con il gruppo G124 avete ribaltato il
concetto di periferia nella visione dei politici,
un progetto meritorio che speriamo abbia
un seguito.
Non so quanto sia merito di Renzo Piano, ma
da qualche tempo tutti i politici si sono accorti
delle periferie, della necessità di occuparsene
per evitare problemi sociali e politici, ne è un
esempio la Francia con le sue banlieu. Un
luogo che non ha attenzione, dove non c’è un
pensiero, è un luogo che diventa pericoloso.
È la logica delle piccole cose che possono
cambiare molto.