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ridurre le dispersioni a zero e trasformarlo in
un edificio sostenibile. Questo è un patrimonio
architettonico della collettività e ipotesi di
demolizione o ricostruzione non hanno alcun
senso, appartengono alla vecchia logica del
“grande progetto” fatto a tavolino, senza
sapere com’è la vita all’interno del quartiere
quotidiana degli abitanti. Uno dei problemi
più grossi che abbiamo riscontrato in questi
edifici, per quanto possa sembrare strano,
sono i minuscoli bagni degli alloggi, e in termini
di sostenibilità è possibile ristrutturare queste
case, immaginando delle addizioni al corpo di
fabbrica, per metterli a norma e in sicurezza,
sempre in un’ottica di piccoli interventi
funzionali. Essere sostenibili o ecologici non
significa, come spesso si legge, essere Green
o LEED, è sufficiente mettere a punto delle
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nuove metodiche di approccio al progetto. Ci
siamo fermati a questo stadio del progetto,
non abbiamo iniziato a pianificare interventi,
altrimenti saremmo ricaduti nella logica del
grande progetto e non era parte del nostro
messaggio iniziale. Ora è possibile far iniziare
dei progetti concreti, finanziati dalla Regione,
di architettura partecipata. A questo punto del
progetto la gestione passa alle istituzioni che
decideranno cosa fare, se seguire le indicazioni
raccolte o perseguire quella del grande
progetto calato dall’alto. Quello che abbiamo
indicato è una metodologia d’approccio
e soluzione, la rimozione delle recinzioni
creerebbe un corridoio pedonale, le portinerie