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CITY LIFE MAGAZINE N.20
previsti dalle Istituzioni), ma di assoluta rilevanza
sociale e funzionale. Questo è il messaggio
forte che proponiamo. Occorre avere la
capacità di stare nel quartiere e osservare, e
questo è stato possibile farlo solo con l’aiuto
dei giovani architetti, che passavano buona
parte della giornata in loco cercando di scoprire
i punti sensibili del luogo e di capire dove quel
poco di risorse che avevamo a disposizione
potesse creare grandi risultati. L’apertura
della porta ci ha condotto a ragionare sul
parco, sul quale la stessa si affaccia, sulla
possibile espansione della struttura verso il
verde. Inoltre quasi al centro del giardino è
situata una piccola biblioteca di quartiere,
inadeguata e sottostimata, sulla quale sarà
possibile intervenire con il principio delle piccole
addizioni, che la rendano pienamente funzionale
e funzionante, come i bagni o la sala per i
bambini. Ecco che così si risolve il problema
della cultura e della socialità, senza dover
costruire un nuovo grande edificio.
E sull’architettura storica del quartiere come
siete intervenuti? Quali strategie avete
messo in campo?
Per quanto riguarda le abitazioni abbiamo
fatto delle indagini strutturali e termografiche,
e abbiamo scoperto che gli edifici degli anni
Trenta, hanno una qualità costruttiva superiore
rispetto alla stessa tipologia attuale. Sono edifici
realizzati in muratura piena che consente un
miglior comfort abitativo in tutte le stagioni,
questo tipo di muratura funziona meglio di un
“cappotto” (che isola dal freddo, ma non dal
caldo), basterebbe sostituire i serramenti per