City Life Magazine 20 | Page 35

ARTICOLI 35 chia, Oman, Indonesia, Slovenia, Regno Unito e quello commerciale della Coca Cola. Un poco più indietro (60 per cento circa) sono i lavori di demolizione delle strutture di Bahrain, Angola, Brasile, Moldovia, Argentina, Francia, Giappone, Russia, Qatar, Marocco, Cile, Kazakhistan, Emirati Arabi, Azerbaijan, Belgio, Irlanda, Biodiversità, Federalimentari, Alitalia, Ferrero e il ristorante del Belgio. Diciotto sono invece i padiglioni che attendono di essere demoliti o di avere un’altra destinazione: Estonia, Turkmenistan, Romania, Vietnam, Sudan e Caritas, Duomo, Don Bosco, Kip, McDonald’s, Joomo, New Holland, Waa, Technogym, Enel, Intesa, Oviesse e Coin. Caso a parte è il destino del padiglione del Nepal, abbandonato al termine di Expo e rimasto pressoché intatto. In attesa di destinazione sono i nove cluster, i padiglioni lungo il Cardo e quello di Slow Food. Stessa sorte per due altri importanti edifici come il Padiglione Zero e l’Expo Centre: qualora Arexpo decidesse di non servirsene, si prevede uno smantellamento progressivo nel tempo. Destinati a rimanere, così come è stato deciso fin dall’origine, Palazzo Italia, Lake Arena, l’Open-Air Theatre e cascina Triulza. Infine, nell’operazione di dismantling ci sono anche le incognite rappresentate da una serie di padiglioni la cui sorte è ancora incerta e appesa alle ipotesi di riutilizzo temporaneo del fast post. Stiamo parlando di 17 padiglioni, sia dei paesi ospiti sia commerciali, oltre ad alcuni edifici a stecca che avevano ospitato ristoranti, bar e servizi vari, il cui destino pare legato all’ [