EDITORIALE
D
avos, località Svizzera del Canton Grigioni di soli 11200
abitanti, potrebbe essere citata per gli sport invernali e
invece evoca nomi illustri e temi chiave dell’economia, perché
dal 1971 il gotha della politica e della finanza mondiale si
dà appuntamento qui per una quattro giorni di fitti incontri e
relazioni: Forum Economico Mondiale – WEF.
Quest’anno al centro del dibattito anche la quarta rivoluzione
industriale, tema che, come annunciato nel nostro piano
editoriale, sarà particolarmente presente in City Life Magazine.
L’interesse è duplice, ci stimolano le implicazioni tecnologiche,
ma soprattutto ci affascina l’impatto socio-economico derivante
dalla digitalizzazione spinta delle fabbriche. L’aspettativa di
aumento della velocità produttiva derivante dall’integrazione
e dalla comunicazione diretta fra macchine e operatori è
dell’ordine del 30% con un aumento dell’efficienza del 25%.
Tutto ciò garantendo un livello di Mass Customization tale da
soddisfare le esigenze specifiche del singolo consumatore.
Un risultato che ha del sorprendente se si pensa che in
Germania pronosticano un aumento dell’1% del PIL nazionale
per dieci anni e un aumento dei posti di lavoro dell’ordine di
390.000 unità all’anno con investimenti di 250 miliardi di Euro.
Nelle precedenti rivoluzioni industriali il lavoro è cambiato da
manuale a meccanico fino alla produzione automatica di massa.
Questa nuova rivoluzione sarà ancora più invasiva, ma non
illudiamoci, il processo di cambiamento richiederà una ventina
d’anni, anche se già nel prossimo lustro emergeranno nuovi
vincitori, coloro che avranno avuto il coraggio e l’intuizione del
cambiamento.
Certamente la tecnologia influenzerà la nostra vita più di quanto
sia successo fino ad ora, dobbiamo attenderci un cambiamento
radicale delle professionalità e del modo di lavorare. Quali
rischi? Durante la storia dell’uomo molti lavori sono scomparsi,
ma molti di più sono nati e cresciuti. L’automazione toglierà
delle attività manuali ripetitive, ma al contempo regalerà nuove
professioni che forse non riusciamo neanche a immaginare. Basti
un semplice esempio: quante dattilografe e stenografe hanno
perso il lavoro a cavallo degli anni 70/80? Ma quanti operatori di
PC hanno trovato lavoro negli ultimi vent’anni? Questo significa
porre la massima attenzione anche alla formazione, da qui
l’importanza di analizzare la quarta rivoluzione industriale anche
dal punto di vista socio-culturale e non solo tecnologico.
9