City Life Magazine 19 | Page 80

80 CITY LIFE MAGAZINE N.19 I rischi globali del 2016 Nell’ultima edizione del “Global Risks Report 2016”, realizzato dal World Economic Forum in collaborazione con Marsh e Zurich Insurance Group, si analizza il contesto e si osserva come la crescente interconnessione tra i rischi richieda la capacità di sviluppare soluzioni di tutela adattative che aumentino la resilienza. Dallo studio emerge che la minaccia del riscaldamento globale, o meglio del surriscaldamento globale, è più grave di molti altri pericoli – come armi di distruzione di massa, crisi di approvvigionamento dell’acqua, migrazioni di massa involontarie e gravi shock sui prezzi dell’energia. Nel corso del 2016 si intensificheranno una serie di minacce, destinate a influenzare lo scenario economico e il panorama politico. L’ultima edizione del Global Risks Report ha coinvolto 750 esperti di tutto il mondo, che hanno valutato 29 diverse minacce globali, esaminando il loro impatto e la loro probabilità di verificarsi nella prossima decade. Rispetto agli anni precedenti, il panorama di rischio è più vasto e diversificato: nei primi cinque posti compaiono quattro diverse categorie (ambien- tale, geopolitica, sociale ed economica). Maggiore rispetto al passato è anche l’interconnessione tra i rischi e il loro raggio d’azione, per cui nel manifestarsi coinvolgono gli individui, le istituzioni e le economie nazionali, restituendo una situazione decisamente più complessa da gestire. In termini generali, analizzando il report si osserva come il riscaldamento climatico abbia portato le temperature medie del 2015 per la prima volta a più di 1°C sopra la media annuale dell’era preindustriale. La siccità ha avuto pesanti ripercussioni sul settore agricolo, soprattutto nei Paesi in cui questo rappresenta la primaria fonte economica, spingendo grandi gruppi di persone a spostarsi in cerca di sostentamento. Se a questi si somma il numero di rifugiati per questioni politiche, in fuga da Paesi con regimi dittatoriali o dal rischio terrorismo, il risultato è una migrazione globale record. Il report cita i dati dell’UNHCR, secondo i quali il numero di persone che spinte da diverse motivazioni sono state costrette a lasciare il proprio paese è stato nel 2014 di 59,5 milioni, quasi il 50% in più rispetto al 1940. I movimenti migratori sono di per sè stessi fonte di criticità, ma l’anno appena chiuso ha dimostrato come il primo affacciarsi nella “fortezza” europea di popolazioni in cerca di una diversa sicurezza stia facilmente minando le deboli basi dell’unione politica: i Paesi sono già impegnati internamente a fare fronte alle difficoltà conseguenti alla lunga scia della crisi economica. Se le migrazioni involontarie su larga scala sono il rischio più probabile atteso per il 2016, al quarto posto troviamo un rischio che a questo è strettamente interconnesso, sia in termini di causa che di effetto: il rischio di conflitti tra stati con conseguenze regionali. L’elemento “conflitto interno” è già presente in molte regioni nell’area del Mediterraneo, come la Libia, in cui i recenti attacchi ai pozzi petroliferi sta causando numerosi effetti collaterali. Non ultimo, la grande immissione nell’atmosfera di gas tossici da combustione fossile, che hanno una nocività nel breve periodo per la popolazione indigena e nel lungo periodo saranno un’eredità pesante da smaltire per l’intera area mediterranea e non solo.