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CITY LIFE MAGAZINE N.19
Il progetto Seabin: per pulire il mare “una
marina per volta”
Esistono già vari metodi per affrontare i problemi d’inquinamento delle nostre acque,
naturalmente. Un esempio sono le “barche
spazzatura”: si tratta di piccole imbarcazioni
che si muovono intorno a porti raccogliendo i detriti mediante reti. Sui problemi che si
celano dietro questa, seppur utile, soluzione
convergono i pensieri di Caterina Amengual,
direttore generale dell’ambiente per le isole
Baleari, Spagna e di Eli Dana, General Manager di Newport Shipyard, nel Rhode Island.
Entrambe sottolineano come questo metodo,
oltre ad essere costoso (in termini tanto di
manutenzione, quando di effettiva gestione
del servizio) non è sufficiente a tenere il passo
con il crescente inquinamento. A riportarci in
Spagna, è la sede di progettazione e sviluppo
di questo progetto innovativo, che si trova nel
centro “Il Mare”, a Palma di Maiorca.
È qui che si inserisce il pensiero innovativo di
Andrew Turton, costruttore di barche, marinaio e surfista. Si tratta del progetto Seabin, a
cui Turton ha pensato dopo numerosi viaggi
a vela intorno al mondo, che lo hanno reso
testimone diretto della quantità di inquinamento che si accumula nelle nostre acque. Il
designer industriale australiano Pete Ceglinski
gli ha dato una mano nella realizzazione di
questo progetto, un cestino automatizzato
capace di catturare la spazzatura galleggiante
– ma anche olio, combustibili e detergenti –
attualmente allo stato di prototipo, per quanto
già perfettamente operativo. Il funzionamento
di Seabin è molto semplice: la borsa interna,
realizzata in fibra naturale, attira a sé tutti i
detriti (solidi e liquidi) galleggianti che scorrono poi, insieme all’acqua, attraverso il fondo
del bidone e fino nella pompa posizionata sul
molo di un porto, come anche sulle barche a
motore e gli yatch. Attraverso questa pompa
il rifiuto raggiunge un separatore – una sorta
di elemento filtrante – e l’acqua ripulita viene
poi reimmessa in mare mediante un processo costante, in funzione 24 ore al giorno, 7
giorni alla settimana, 365 giorni l’anno. I rifiuti
raccolti da Seabin, potranno poi essere facilmente smaltiti in modo responsabile nel
sistema di smaltimento dei rifiuti già presente
nel porto. Il solo contributo umano richiesto
nel procedimento consiste nel cambiare il
sacchetto di cattura.
L’idea c’è, il prototipo anche. Quello che
manca, al momento, sono i fondi per la sua
industrializzazione. Per trovarli i due australiani hanno dato via, nel Novembre 2015, a
una raccolta fondi sfruttando la piattaforma
di marketing Indiegogo, con la speranza di
avviare al più presto la produzione dei Seabins nel modo più sostenibile e responsabile
possibile.