City Life Magazine 19 | Page 62

62 CITY LIFE MAGAZINE N.19 Il progetto Seabin: per pulire il mare “una marina per volta” Esistono già vari metodi per affrontare i problemi d’inquinamento delle nostre acque, naturalmente. Un esempio sono le “barche spazzatura”: si tratta di piccole imbarcazioni che si muovono intorno a porti raccogliendo i detriti mediante reti. Sui problemi che si celano dietro questa, seppur utile, soluzione convergono i pensieri di Caterina Amengual, direttore generale dell’ambiente per le isole Baleari, Spagna e di Eli Dana, General Manager di Newport Shipyard, nel Rhode Island. Entrambe sottolineano come questo metodo, oltre ad essere costoso (in termini tanto di manutenzione, quando di effettiva gestione del servizio) non è sufficiente a tenere il passo con il crescente inquinamento. A riportarci in Spagna, è la sede di progettazione e sviluppo di questo progetto innovativo, che si trova nel centro “Il Mare”, a Palma di Maiorca. È qui che si inserisce il pensiero innovativo di Andrew Turton, costruttore di barche, marinaio e surfista. Si tratta del progetto Seabin, a cui Turton ha pensato dopo numerosi viaggi a vela intorno al mondo, che lo hanno reso testimone diretto della quantità di inquinamento che si accumula nelle nostre acque. Il designer industriale australiano Pete Ceglinski gli ha dato una mano nella realizzazione di questo progetto, un cestino automatizzato capace di catturare la spazzatura galleggiante – ma anche olio, combustibili e detergenti – attualmente allo stato di prototipo, per quanto già perfettamente operativo. Il funzionamento di Seabin è molto semplice: la borsa interna, realizzata in fibra naturale, attira a sé tutti i detriti (solidi e liquidi) galleggianti che scorrono poi, insieme all’acqua, attraverso il fondo del bidone e fino nella pompa posizionata sul molo di un porto, come anche sulle barche a motore e gli yatch. Attraverso questa pompa il rifiuto raggiunge un separatore – una sorta di elemento filtrante – e l’acqua ripulita viene poi reimmessa in mare mediante un processo costante, in funzione 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana, 365 giorni l’anno. I rifiuti raccolti da Seabin, potranno poi essere facilmente smaltiti in modo responsabile nel sistema di smaltimento dei rifiuti già presente nel porto. Il solo contributo umano richiesto nel procedimento consiste nel cambiare il sacchetto di cattura. L’idea c’è, il prototipo anche. Quello che manca, al momento, sono i fondi per la sua industrializzazione. Per trovarli i due australiani hanno dato via, nel Novembre 2015, a una raccolta fondi sfruttando la piattaforma di marketing Indiegogo, con la speranza di avviare al più presto la produzione dei Seabins nel modo più sostenibile e responsabile possibile.