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CITY LIFE MAGAZINE N.18
OLTRE
Ricerca scientifica
e innovazione tecnologica
Per il post Expo (forse) ci siamo
Pietro Mezzi
T
itolo, il dopo Expo. Sottotitolo, cosa farne del milione e
centomila metriquadrati di aree che sino al 31 ottobre 2015
hanno ospitato l’Esposizione universale di Milano? Questo
è il difficile tema che le istituzioni nazionali e locali hanno di
fronte nella difficile operazione di ri-funzionalizzazione del sito
espositivo del nord Milano. Anche perché la prima cosa da
evitare sono le brutte figure internazionali, com’è già capitato
ad altre città al mondo, che al termine del semestre espositivo
hanno visto crescere su quelle stesse aree erbacce e rifiuti. Ma,
a quanto pare, Milano non sembra essere destinata a fare la
stessa fine: infatti, quella che fino a ieri sembrava essere una
faticosa strada in salita, oggi pare tornata in piano. Dopo mesi
e mesi di attesa, che hanno fatto temere il peggio e il ripetersi
di un film già visto prima del varo dell’esposizione universale,
con l’ingresso in scena del governo, che ci mette contenuti
(alcuni) e soprattutto finanziamenti, la partita sembra riaperta.
Perché il rischio che nessuno vuole correre, nell’attesa di
decidere il che fare, è che l’incuria prenda il sopravvento e che
il soldi pubblici spesi anni fa per acquisire le aree vadano in
fumo.
Ora, dopo l’intervento del governo di fine novembre, il destino
delle aree, una volta liberate dai padiglioni e dalle strutture di
servizio (operazione che si concluderà il 30 giugno prossimo),
sembra più chiaro. L’esecu ]