City Life Magazine 18 | Page 17

ARTICOLI PSYCHOHISTORY Isaac Asimov si è sempre mostrato anticipatore dei progressi della scienza. In cinque storie brevi apparse tra il 1942 e il 1944, raccolte poi nel 1951 nel romanzo “Foundation”, introdusse una nuova scienza, chiamata Psychohistory. Tale scienza combina storia, sociologia e statistica per giungere a previsioni future sul comportamento aggregato di vaste popolazioni. Il suo fondamento é che, se é vero che non si possono prevedere le azioni di un singolo individuo, le leggi della statistica applicate a grandi gruppi di persone possono predire il flusso generale degli eventi, esattamente come per le molecole di un gas. Ma l’inventore di tale scienza, Hari Seldon, fissa due assiomi. Il primo è che la popolazione cui si applica il modello sia sufficientemente grande e il secondo che la popolazione non venga mai a conoscenza del modello e delle sue previsioni. 17 consapevolezza dei criteri e metodi di raccolta e delle possibilità di manipolazione”. Curiosamente quel convegno ha avuto di recente un seguito, credo assolutamente inconsapevole, in un bel blog del Wall Street Journal, http://blogs.wsj.com/numbers/ Dunque la diffusione di Big Data e Data Analytics e il gran parlare che se ne fa sono nuovi nella dimensione del fenomeno ma non certo nella comprensione delle difficoltà intrinseche a fare un buon uso di tali dati e dei modelli che li devono trasformare in ultima analisi in informazioni e strumenti decisionali. Per buon uso si intende qui sia efficace che etico. Sul primo punto Paul Roehrig and Ben Pring, Co-directors Cognizant’s Center for the Future of Work, hanno pubblicato in collaborazione proprio con Oxford Economics un lavoro interessante dal titolo “The Value of Signal (and the Cost of Noise)” che chiarisce e quantifica in modo netto le grandi opportunità che derivano dall’uso appropriato dei Big Data e allo stesso tempo le trappole nascoste nel rumore di fondo. In particolare sono molto interessanti le storie reali analizzate, derivate da un intenso lavoro di interviste che ha riguardato più di 300 società. Sul secondo punto cito volentieri alcune frasi, quelle che più mi hanno colpito, tratte dal Manifesto Grafico “Data will help us” di Jonathan Harris, che chiude il percorso logico e fisico della mostra Bing Bang Data: “I dati ci aiuteranno a ricordare ma ci consentiranno di dimenticare? (…) Aiuteranno i fisici a trovare la ‘Particella di Dio’ in un super acceleratore ma ci aiuteranno a trovare un accordo su Dio? (…) Aiuteranno gli urbanisti a sviluppare ‘città intelligenti’ ma cosa nesarà delle nostre città? (…) Aiuteranno i motori di ricerca a sapere quanto di frequente le persone cerchino la parola ‘amore’, ma aiuteranno le persone a trovarlo? Ci aiuteranno a continuare a contare ogni occorrenza della nostra vita, ma ci aiuteranno a capire che non ogni cosa che conta nella nostra vita può essere contata? Ci aiuteranno a vedere il mondo così come è, ma ci aiuteranno a vedere il mondo come potrebbe essere?”