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CITY LIFE MAGAZINE N.17
passeggeri. Indicativamente
dall’inizio di Expo sono 5,8 milioni i viaggiatori trasportati da
e per il sito espositivo. I flussi
più consistenti si registrano in
particolare il mattino, quando i
visitatori dell’Esposizione si aggiungono ai pendolari diretti ai
luoghi di lavoro, alle università
e alle scuole superiori. In questa fascia oraria si concentrano
molte scolaresche e numerosi
gruppi che, pensando di evitare le code in ingresso, raggiungono Expo con largo anticipo
rispetto all’orario di apertura.
Nel mese di settembre le
comitive prenotate sono state
complessivamente 250, con
15.000 viaggiatori trasportati,
mentre nei soli primi 8 giorni di
ottobre i gruppi prenotati sono
stati 205 con 12.000 utenti, con una previsione a oggi
40.000 entro la fine del mese.
Poco confortanti e soddisfacenti, per i pendolari di lunga
data, le parole della nuova
AD Cinzia Farisè sulla grande
affluenza a Expo: “E’ una domanda eccezionale, alla quale
Trenord sta rispondendo con
un’offerta altrettanto eccezionale nelle ore di punta, su tutte
le direttrici Expo, i treni viaggiano alla loro massima capacità.
Da parte nostra, stiamo invitando i gruppi che scelgono il
treno quale mezzo più veloce
ed economico per Expo ad
individuare i treni successivi alla
fascia di punta, dalle 9 in poi, al
fine di poter apprezzare il treno
anche come mezzo più confortevole”.
Appelli caduti nel vuoto, sia
per parte degli utenti sia per
parte della stessa Trenord, che
a fronte dei numeri raggiunti
non ha posto in essere azioni
e soluzioni per far fronte alla
crescente domanda di trasporto pubblico. Soluzioni a volte
semplici, come l’inserimento
di una carrozza dedicata alle
comitive e alle scolaresche.
Soluzione adottata in questo
ultimo mese, dietro la motrice
è stata inserita una “carrozza
fantasma”, da usarsi solo in
caso di troppo pieno, ma a
quindici giorni dalla chiusura
di Expo suona come chiudere
i cancelli dopo che le mucche
sono scappate. Come spesso accade in Italia, le grandi
occasioni in cui il paese può
mostrare a se stesso e al mondo che il Rinascimento non è
passato invano, che il genio o
la scaltrezza italiana non è venuto meno nel trovare soluzioni
intelligenti a problemi apparentemente irrisolvibili, sono sprecate per approssimazione e
leggerezza nell’affrontarle. Otto
anni non sono stati sufficienti
per risolvere, almeno in parte
la problematica endemica del
pubblico trasporto via treno,
e non è servita la privatizzazione per ottimizzare servizi e
risorse, che non necessariamente corrispondono a dei
tagli. Avendo testato, da Italia
90 a Expo2015, la scarsezza
organizzativa, credo che anche
ad aver avuto a disposizione
il doppio del tempo non si sarebbe pervenuti ad una, seppur parziale, soluzione. Il mantra, ora come allora, è stato:
“c’era tempo”, a questo posso
rispondere con un altro: “chi
ha tempo, non aspetti tempo.”
Cordiali saluti.