City Life Magazine 16 | Page 26

26 CITY LIFE MAGAZINE N.16 inoltre i prezzi nel “libero” non sono sempre così convenienti, e non lo sono così a lungo da convincere ad andar “… per l’alto mare aperto”. Insomma il gioco non vale la candela. In questa impasse si evidenzia il nodo gordiano che – temiamo – possa trovare una soluzione solo nella recisione: la domanda cala e si ritira, i costi di sistema permangono elevati o crescono, e i margini si fanno inevitabilmente più risicati fino ad annullarsi. Per ovviare a tale andamento generale si interviene sulla parte meno sviluppata e consapevole: il mercato domestico. Supporta tale interpretazione l’intervento di Bortoni, presidente dell’AEEGSI che ha chiarito oltre ogni dubbio: “…Nell’ambito del processo di completa liberalizzazione è fondamentale evitare che l’accelerazione della transizione al mercato libero dei clienti di massa sia caratterizzata da massicci trasferimenti di ricchezza dai clienti finali ai venditori del mercato libero. Questo potrebbe accadere qualora la rimozione dei sistemi di tutela avvenisse in modo repentino, consentendo ai venditori esistenti di innalzare i prezzi senza che i clienti finali possano reagire tempestivamente”1. Si ha dunque il sospetto che la regressione del regime di maggior tutela sia funzionale a un analogo ridimensionamento dell’AU a cui tocchi poi in sorte l’inglobamento in questa o quell’altra società, seguendo così quella strategia generale che vuole il sensibile arretramento e svilimento dello Stato sociale, al duplice fine di occupare col Mercato gli spazi di profitto presenti nei servizi fondamentali che prima erano pubblici (scuola, sanità, trasporti ecc), diabbassare poi gli standard dei servizi pubblici superstiti, ridotti al rango di mera sussistenza, al fine di screditare la filosofia sociale che ne è alla base. In questo modo si giustificherebbe agli occhi della Domanda meno preparata e meno abituata alla prestazione pubblica, la sola modalità di mercato, anche nei servizi 1 Rapporto 42/2015 -Monitoraggio Retail, 2012-2013 del 5/2/2015 ARTICOLI essenziali dell’energia e dell’acqua, beni primari per eccellenza. Eppure il Mercato lasciato libero a se stesso non sembra dare quei mirabolanti risultati di produzione e allocazione che gli ultraliberisti di ultima generazione fideisticamente rivendicano. Prova ne sia la richiesta che a fine giugno 2014 l’OFGEM, l’Authority britannica per il settore energetico, ha inoltrato alla CMA, l’Antitrust, per effettuare un’indagine completa sulla concorrenza nel settore energetico nel Regno Unito,a seguito delle criticità ed anomalie nel funzionamento competitivo del mercato. La richiesta apparirebbe inconsueta trattandosi del mercato europeo che per primo intraprese la via della liberalizzazione nei primissimi anni ’90 e che gode di una normativa e di istituzioni di mercato particolarmente serie e severe, e di una domanda di utenti esperta e accorta. Eppure, dai risultati preliminari delle indagini emerge come il tallone d’Achille sia proprio il mercato retail, dove alcuni elementi strutturali e comportamenti degli operatori determinano effetti negativi sulla concorrenza. In particolare, i fornitori godono di un potere di mercato unilaterale nei confronti dei loro clienti meno attivi, e lo sfruttano con politiche di prezzo particolari, volte a ottenere un mark up molto più alto del livello ragionevole. I consumatori hanno una conoscenza molto limitata delle offerte sul mercato, e conseguentemente uno scarso interesse per il cambio di fornitore. Questa criticità è dovuta ad alcune caratteristiche fondamentali del mercato retail, fra cui, in primis, la natura omogenea di gas ed elettricità che determina un’impossibilità di differenziare il prod