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CITY LIFE MAGAZINE N.15
Il termine “promozione” che Lei ha usato è
interessante, a volte il problema è proprio
quello di far conoscere al mercato italiano
le tecnologie che già esistono, che sono
efficienti e virtuose, ma il grande pubblico
non ha questa percezione.
D.C. È vero, infatti la carta vincente del progetto
BiTech è proprio il dialogo tra produttori
di tecnologia (automazione, meccanica e
domotica) e costruttori/imprenditori edili. Creare
questi ponti tecnologici è importante per il
mercato soprattutto interno.
Parlando del grande evento del momento, EXPO 2015, le specifiche
tecniche e tecnologiche di sostenibilità dei vari padiglioni sono state
poco pubblicizzate, anche se rappresentavano uno dei temi fondanti e
distintivi di questa esposizione.
D.C. Anche questo è vero, si è puntato molto, giustamente, sulla comunicazione
del tema “Alimentazione” e poco, o nulla, sulla “Sostenibilità ambientale e
tecnologica”, percepita solo dai più attenti e dagli addetti del settore.
La domotica sul nuovo è più facile da progettare, mentre sull’esistente,
come detto, è più difficoltosa se non a costo di grandi interventi. Per
esempio con le tecnologie wireless si può intervenire con costi accettabili
anche sull’esistente?
D.C. Per l’esistente, il fotovoltaico e il solare termico sono sicuramente da
consigliare come i sistemi di controllo wireless che possono gestire tutte le
valvole e la contabilizzazione dei consumi. Molto spesso ci troviamo di fronte a un
importante gap culturale non solo dell’installatore, ma anche del costruttore e del
progettista. Quando si costruisce spesso si cerca di fare economia e ciò senza
considerare o sapere che l’integrazione tecnologica è un grande fattore di risparmio
e ottimizzazione dei consumi energetici. Per ottenere risultati di un certo interesse
e riduzioni importanti della bolletta energetica generale, impiantisti, progettisti e
installatori devono cambiare la propria mentalità e crescere, adeguandosi allo
sviluppo tecnologico in atto e non adagiarsi e affidarsi alla pratica consueta, più
rassicurante e meno impegnativa. Questo non è un passaggio semplice, anche
perché le normative non sono uniformate tra le diverse regioni e province. Oltre ad
essere difficile cambiare il modo di operare gli installatori cercano di non correre
rischi inutili impiegando nuove, e spesso sconosciute, tecnologie quando possono
usare quelle attuali già sperimentate e diffuse. Tutto questo porta a effettuare delle
scelte conservative e a rendere il mercato meno dinamico.
Un esempio possono essere le valvole di regolazione sui termosifoni,
molto diffuse in Lombardia e Piemonte, come state operando?
D.C. Abbiamo stilato un documento contenente delle linee guida generali sia sugli
impianti di nuova generazione che su quelli esistenti, ma le troppe peculiarità
regionali rischiano di essere una barriera per gli installatori e i progettisti. In Italia
ci sono ben dieci regolamenti diversi, che rendono complicato il lavoro dei