City Life Magazine 12 | Page 16

16 CITY LIFE MAGAZINE N.12 tale base è stato così possibile costruire 6.000.000 di edifici che costituiscono la colonna portante delle odierne periferie cittadine. Tuttavia, tali costruzioni se confrontate con gli standard di oggi sono dei colabrodo, manchevoli di dispositivi per sicurezza sismica, affetti da grandissima dispersione termica, estremamente passivi alle sollecitazioni. Nel complesso sono state realizzate se non con povertà di materiali, certamente in economia di mezzi. Evidentemente la chiave di sviluppo per il rinnovamento delle città e la loro trasformazione in smart, è l’energia che oggi può nuovamente rendersi disponibile: quantitativamente attraverso il gas e nella economicità dei prezzi grazie alle rinnovabili. È la componente della tassazione che incide sul costo finale per almeno 1/3 ad essere la principale zavorra limitativa dello sviluppo. Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II, ha posto in evidenza con felice analisi, il connubio fra connotazione dell’economia e della società e quello dell’edilizia: così come oggi abbiamo un’economia stanca e una società malata di vecchiaia, abbiamo anche un’edilizia vetusta e un’urbanistica malandata. E se il parallelismo è vero, allora è possibile pensare alla ripresa partendo proprio dall’edilizia: la ripresa si avvia e decolla ponendo al primo posto la centralità delle costruzioni. In tale prospettiva si può godere di un orizzonte temporale lunghissimo, di decenni, impostando la rinascita economica e industriale sulla città, specie in Italia. In conclusione emerge come l’eccezionale bagaglio culturale italiano, così chiaramente figurativo e urbanistico sia stato ostativo nel confronto con l’impetuoso sviluppo industriale e motoristico del XX secolo, è però nella Ricerca protesa all’evoluzione in chiave smart della città che è possibile “rammagliare” il logorato tessuto del caleidoscopico panorama urbano italiano, tanto i centri maggiori della pianura, quanto i piccoli, innumerevoli paesini e paesotti affastellati sui crinali della Penisola, per infondere loro nuova brillantezza e attualità. E per realizzare tale ambizioso progetto, a ben vedere, ci sono già tutti i requisiti tecnici e molti di quelli economici, a cominciare dall’energia disponibile in quantità abbondante e crescente. Ma forse, per prima cosa, dovrebbe maturarsi una visione del bene comune, quella stessa visione che fu la scintilla da cui scaturirono movimenti culturali come l’Umanesimo o il Socialismo liberale del dopoguerra, dove al centro dell’analisi era la persona umana e le sue compagini, su cui veniva creato l’ambiente circostante. Come ha evidenziato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti nel corso degli Stati generali contro il dissesto idrogeologico: “… la prima battaglia che va fatta non è di risorse, ma culturale per promuovere atti responsabili da parte di tutti, sin dalla fase di progettazione, proseguendo in quella di costruzione e di verifica”. Una nuova mentalità, una rinnovata moralità per darsi un diverso e migliore modello di sviluppo.