City Life Magazine 11 | Page 49

FEATURES Figura 3 Si passa infatti da regioni – tipicamente quelle in via di sviluppo – la cui popolazione spesso non ha accesso ad acqua sicura, problema per la cui soluzione occorrerà un notevole sforzo internazionale per assicurare un efficace trasferimento di conoscenze, tecnologie e risorse economiche, a paesi che sfruttano la risorsa in modo insostenibile e che manifestano elevate inefficienze nella sua gestione. In Italia ad esempio a vent’anni dalla legge Galli il settore idrico presenta ancora tutta una serie di criticità e frammentazioni, non certo risolte dal susseguirsi di interventi legislativi eterogenei e poco coordinati, che non hanno ancora permesso al settore di assumere quelle logiche di assetto industriale auspicate ben due decenni fa. Infatti non solo non siamo riusciti a definire un assetto ben chiaro di ruoli, responsabilità e funzioni, ma siamo anche esposti a ingenti penalità pecuniarie per il mancato adeguamento a norme stabilite dai regolamenti europei. Per non paralre poi del precario stato delle infrastrutture: le dispersioni continuano a essere persistenti e gravose, come dimostrano gli ultimi rilievi dell’ISTAT secondo cui il 37% dell’acqua che viene immessa in rete non arriva agli utenti finali. Non stupisce quindi il giudizio non certo lusinghiero espresso dal rapporto OCSE del 2013 “Environmental Performance Review” che analizzando la situazione idrica italiana sottolinea come “water governance remains overly complex, largely emergency driven, and oriented towards short-term problem solving. To address current strategic and legal uncertainties, there is an urgent need to formulate a strategic vision for the water sector”. 49