City Life Magazine 11 | Page 48

48 CITY LIFE MAGAZINE N.11 Figura 1 Il quantitativo globale di acqua disponibile per l’uomo non può comunque dirsi di per sé scarso, semmai il problema deriva dalla disomogenea ripartizione delle risorse e dall’esponenziale crescita, nell’ultimo secolo, dei prelievi che tra i 1900 e il 2005 sono passati da 500 a quasi 4.000 km3, il 70% dei quali è stato assorbito dall’agricoltura mentre i settori industriale e civile che si sono divisi il restante 30% (figura 1). La lettura dei valori aggregati non riesce però a far percepire l’enorme differenza tra le diverse aree del pianeta (figura 2): in quelle più disagiate le percentuali per uso agricolo sono largamente superiori alla media e ben poco resta disponibile per gli altri due settori. In particolare va sottolineata la drammatica flessione della disponibilità per gli usi civili. Le Nazioni Unite indicano in 50 litri al giorno per persona il livello minimo indispensabile per la sopravvivenza, ma sono moltissime le aree nelle quali questo minimo resta un miraggio. Ad esempio nel continente africano, ma la situazione non è molto diversa in varie aree dell’Asia, i prelievi giornalieri pro capite coincidono con ciò che noi usiamo per lavare i piatti (figura 3). Negli ultimi decenni l’aumento dei consumi ha portato ad una progressiva erosione della quantità di acqua disponibile pro capite e questa tendenza non mostra alcuna flessione. La pressione si farà sentire in modo particolare nel settore agricolo, destinato a sfamare nei prossimi quaranta anni tra i due e i tre miliardi di persone in più rispetto a oggi. Inoltre guardando ai regimi alimentari seguiti nelle varie parti del mondo emerge chiaramente come questi comportino il ricorso a colture che spesso richiedono consumi idrici non Figura 2 congruenti con le risorse localmente disponibili, tendenza che sarà acuita dalla pressione demografica. Nei prossimi decenni, secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la crescita della popolazione, unita alla progressione del reddito pro capite e all’avanzare dell’urbanizzazione, favorirà anche l’aumento della domanda di alimenti di origine animale, il che comporterà una maggior produzione zootecnica che condurrà, a sua volta, ad una crescita della domanda di mangimi per animali la cui produzione richiede ingenti quantità d’acqua. Va infine tenuto conto del fatto che l’acqua risulta essere essenziale anche per la produzione di energia, sia da fonti fossili che rinnovabili, quindi la crescente domanda di energia risulterà un ulteriore fattore di pressione sulle risorse idriche. Non si può quindi escludere che, con l’acuirsi della competizione su una risorsa così preziosa, si moltiplicheranno i conflitti per accaparrarsene l’utilizzo. Conflitti che esistono già oggi. Basti pensare al Lago Chad, in Africa, la cui superficie in cinquanta’anni è passata da 28.000 a 1.500 km2, a causa non solo della siccità naturale ma anche delle contrastanti politiche di utilizzo delle acque comuni da parte dei paesi rivieraschi. Questa brevissima carrellata su alcune delle peculiarità della crisi idrica mette ben in evidenza come questa rappresenti una problematica complessa e trasversale che tocca ambiti che spaziano dall’economia all’energia, dal clima all’alimentazione, dai rapporti internazionali alla salute, fino alla dignità delle persone, al punto da essere il cardine fondamentale dello sviluppo sostenibile. Le specifiche criticità differiscono, però, a seconda del contesto, anche geografico, di riferimento.