City Life Magazine 11 | Page 43

FEATURES Mediamente ogni auto in car sharing può toglierne 13-14 dalla strada. Tuttavia, si stima che in contesti sociali ad alta concentrazione di vetture, come quello italiano, ovvero ad alta densità abitativa come le megalopoli asiatiche, il sistema dell’auto condivisa implementato su grande scala possa arrivare addirittura a sostituire oltre 30 veicoli. Un simile scenario trova giustificazione nel fatto che la popolazione è sempre più concentrata nelle città e nel loro hinterland e che quindi il 70% dei viaggi avviene nell’area metropolitana per una di distanza di 10 Km. Discorso diverso riguarda il mondo rurale, ovvero quello dei trasporti di lunga percorrenza; entrambi i casi sono, però, una minoranza. Al contrario nel contesto urbano, grazie al car sharing, che presto potrebbe divenire scooter e cycle sharing, la rivoluzione potrebbe estendersi a tutti i mezzi del trasporto privato cittadino, salvando così le nostre fragilissime città d’arte che in molti casi propongono ancora un’urbanistica medievale. In questo specifico contesto, tutto italico, car sharing non vuol dire solo inquinare meno, quanto piuttosto tornare a guadagnare spazio in città che non possono crescere nella loro fisionomia strutturale, perché già completamente delineata dalla fine degli anni ’50. Spazi che possono tornare alle persone migliorando la qualità della vita dell’intero corpo urbano, con costi di realizzazione per le amministrazioni molto modesti: semplicemente girano meno auto e quindi servono meno parcheggi. 43 Se in Italia il fenomeno desta inattese sorprese, in Europa – prevalentemente Germania, Francia e Regno Unito – dove le Amministrazioni locali sono generalmente più attente e serie di quelle italiane, il fenomeno ha da tempo preso piede e si è diffuso con evidente successo, registrandosi oltre 500.000 iscritti al car sharing e 13.000 vetture a disposizione. In Francia, il successo di Autolib nell’Île de France, un’area di 12.000 km quadrati con 1281 comuni e 12 mln di abitanti -– dove mezzi pubblici efficienti non mancano – ha portato a una riduzione del parco auto privato di ben 22.500 macchine, equivalenti a 164 milioni di chilometri percorsi in un anno. Persino negli USA, tradizionale patria della vettura privata e della relativa vita cittadina basata su di essa – basti ricordare il Drive in, quello autentico, non la trasmissione televisiva degli anni ’80 – il car sharing si sta rapidamente imponendo: l’anno scorso, Avis, la multinazionale dell’autonoleggio, per comprare Zipcar, azienda leader del car sharing in America, è stata disposta a sborsare quasi 500 milioni di dollari, pagando il 49% di plus valore per ogni azione, a riprova delle rimarcate attese in ordine alla rapida crescita della domanda del settore. Probabilmente la chiave interpretativa per comprendere il fenomeno e valutarne la durevolezza nel tempo, va ricercata nell’aspetto economico: sostanzialmente il car sharing permette di realizzare nell’arco di qualche stagione e/o di un anno o due – molto dipende dall’intensità d’uso che la famiglia o il singolo fanno del mezzo a noleggio – risparmi