City Life Magazine 11 | Page 14

14 CITY LIFE MAGAZINE N.11 Quello che si sta pensando di fare in Giappone è un’integrazione delle rinnovabili e non una brusca sostituzione basata sulla priorità delle FER che oggi, fra tecnologia disponibile, costo degli idrocarburi e necessità da soddisfare, testimonierebbe solo una pericolosa fuga in avanti. La spiegazione delle scelte governative Vanno infatti tenute presenti alcune esigenze economiche di base che vanno meglio a spiegare la scelta del Governo. Per cominciare, sul fronte gas, s’impone la duplice necessità di contenere la dipendenza del paese dal GNL e di diminuirne la spesa che, dopo due anni e più di blocco sulle centrali nucleari, sta diventando astronomica, con inevitabili contraccolpi sulla produzione e sui consumi. Inoltre, avendo già funzionanti le centrali nucleari, se queste hanno superato i test di sicurezza, è impensabile nel brevemedio periodo di non utilizzarle. Non si dimentichi che come seconda potenza industriale dell’Asia, il Giappone si trova a dover appagare una fame energetica di oltre 1100 TWh annui, cioè qualcosa pari a poco meno del 400% in più rispetto a quanto si genera e consuma in tempi di crisi qui da noi, quantità che le FER, con l’attuale tecnologia a bassa densità energetica non sono, neanche lontanamente, in grado di soddisfare nemmeno per la parte di loro spettanza. Il compito delle rinnovabili è quello di andare a coprire negli anni a venire una quota aggiuntiva che si potrebbe aggirare intorno al 10%; molto dipenderà dalla combinazione, più o meno felice, dei numerosi fattori che concorrono alla crescita del settore (crescita economica e dei consumi, tasso di sviluppo tecnologico, prezzi degli altri vettori energetici ecc). In ogni caso si tratta di un’aliquota di tutto rispetto se si considerano le dimensioni di quel mercato e gli handicap di partenza. I successivi sviluppi ci diranno se il Governo vorrà mantenere la barra del timone su questa rotta di compromesso, ovvero accelerare sulle rinnovabili, oppure riposizionarsi sulle precedenti soluzioni. In chiusura, un’ultima riflessione: l’intero progresso economico e la correlata qualità della vita di una società si basa sulla disponibilità energetica, ossia sulla facilità ed economicità nello sfruttamento delle risorse; pertanto l’indisponibilità delle stesse anche per un periodo contenuto – ma in realtà lunghissimo secondo i parametri odierni, come un black-out di due o tre giorni – provocherebbe il crollo politico e la successiva anarchia, qualunque sia la causa che ha provocato l’interruzione: politica, tecnologica o economica. Pertanto la priorità di qualunque governo è assicurare, sempre e in qualunque condizione anche straordinaria – l’erogazione energetica; in questa visione l’energia è innanzitutto uno strumento politico perché consente l’ordinata vita sociale.