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CITY LIFE MAGAZINE N.10
Basti pensare che nel piano “libera il
tombino”, messo in campo a settembre,
ottobre e novembre per la disostruzione
di 25mila caditoie, abbiamo imposto alle
aziende che operavano sulla rete di fornire
la geolocalizzazione degli interventi, in
modo da poter monitorare che il lavoro
fosse svolto bene. Ma, accanto alla
tecnologia, servono gli investimenti. Molti
degli interventi per abbassare il rischio
idrogeologico, sono oggi bloccati da quel
Patto di Stabilità che spesso per i Comuni
si trasforma in Patto di Immobilità.
Sembra delinearsi un processo di
lungo corso, che se si realizzasse
sarebbe eccezionale se confrontato col
panorama medio italiano, affetto da una
cronica mancanza di liquidità e quindi
di investimento. Peraltro, il progetto
vedrebbe la partecipazione congiunta
ed ordinata, delle amministrazione
pubbliche con soggetti privati. Come
riuscire a gestire questo complesso
connubio in modo duraturo?
Attraverso quelli che io chiamo “i pensieri
lunghi”. Uscendo da una logica di
emergenza ed entrando in un’ottica di
programmazione: almeno per una volta,
si prova ad anteporre la progettazione
sull’adattamento, la pianificazione sulla
modifica, in un contesto, come quello
urbano di Roma, che di stratificazioni ne
ha subite innumerevoli nel corso della sua
storia millenaria.
Lo sforzo, specie considerando le
disponibilità finanziarie attuali, che
l’Amministrazione Capitolina sta’ ponendo
in atto è dunque quello di passare dalla
contingenza del quotidiano per accedere
permanentemente al livello di previsione.
Avere, dunque, una “vision” del futuro che
ci consenta di lavorare per le prossime
generazioni, per i nostri bambini e i nostri
nipoti, per quella generazione di cittadini del
domani che già oggi conosce la gestualità
del touch screen ancor prima di imparare a
parlare.