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CITY LIFE MAGAZINE N.8
popolazione, hanno criticato
le conseguenze provocate
dalla nuova definizione e
dalla revisione dei sistemi di
calcolo. Molte famiglie, infatti,
pur spendendo una parte
rilevante dei loro guadagni in
riscaldamento (fino al 30%),
non rientrano nella soglia
di povertà per pochissime
sterline. Con impatto negativo
sulla possibilità di accedere
ad aiuti e sussidi pubblici, ma
positivo sulle percentuali di
famiglie in condizione di fuel
poverty (diminute rispetto agli
anni passati). Appare evidente
come il Regno Unito sia la
nazione in cui il fenomeno
non è solo studiato e
attentamente monitorato, ma
anche duramente contrastato
con apposite politiche. Sono,
infatti, numerosi gli interventi
che enti pubblici e privati,
nazionali e locali, realizzano
annualmente per lottare
contro questo problema
sociale. Da un’indagine
dell’Istituto di Ricerca
YouGov, del 2011, era emerso
un dato preoccupante: oltre 6
milioni di famiglie, circa il 24%
della popolazione britannica,
non riuscivano a riscaldare
adeguatamente le proprie
abitazioni. I dati raccolti dal
National Energy Action (NEA)
dopo la ri-definizione del
fenomeno, parlano di 4,5
milioni di famiglie in tutto
il Regno Unito. Limitando
l’analisi alla sola Inghilterra, un
report pubblicato nell’agosto
del 2013 dal Department of
Energy & Climate Change,
stima in 2 milioni e 400 mila le
famiglie che vivono situazioni
di fuel poverty .
Da noi, in Italia, non esistono
dati precisi. Sappiamo però
che le persone “povere” o “a
rischio” di povertà continuano
ad aumentare in numero.
Congiuntura economica
globale che s’innesta su una
situazione economica italiana
già indebolita, perdita del
posto di lavoro e difficoltà ad
accedervi, stretta creditizia e
aumento dei beni di consumo
sono i principali responsabili
di questa continua discesa
verso il basso di quella che un
tempo era la classe media.
Secondo i dati ISTAT, nel
2012 il 12,7% delle famiglie
(3 milioni e 200 mila) poteva
definirsi relativamente
povero mentre il 6,8% lo era
in termini assoluti (quasi 2
milioni). Numeri che sono
cresciuti rispetto agli anni
precedenti di oltre un punto
percentuale.
Tra il 2011 e il 2012 è
aumentata sia l’incidenza
della cosiddetta povertà
relativa (dall’11,1% al 12,7%)
sia quella di povertà assoluta
(dal 5,2% al 6,8%), al nord, al