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CITY LIFE MAGAZINE N.7
La teoria di Zadeh ha travalicato i confini
dell’accademia per approdare nei dipartimenti
di ricerca e sviluppo di grandi gruppi che nella
logica fuzzy hanno visto il terreno fertile per lo
sviluppo di applicazioni industriali.
È stato il Giappone, il luogo dove si è portato
avanti, con maggior successo, il legame tra
teoria e pratica. C’è chi ha voluto dare una
spiegazione culturale all’immediata e fortunata
diffusione della logica fuzzy nel Paese del Sol
Levante, insistendo sulla vicinanza ideale fra la
teoria di Zadeh con quella dell’armonia degli
opposti propria del pensiero filosofico orientale.
Corrispondenze e affinità culturali a parte, è fuor
di dubbio che i giapponesi intuirono per primi i
potenziali vantaggi dell’adozione di una logica
differente da quella tradizionale. Nel 1987 la
Hitachi realizzò un sistema automatizzato per il
controllo operativo dei treni metropolitani della
città di Sendai, utilizzando proprio la logica
fuzzy. Analogamente fece un’altra compagnia
nipponica, la Fuji, quando realizzò un sistema di
trattamento delle acque di scarto. Due grandi
progetti che hanno contribuito alla diffusione
planetaria nell’impiego del sistema fuzzy. Hanno
seguito l’esempio altre aziende del calibro di
Sony, Minolta, Omron e Panasonic.
Dal Giappone alla Corea del Sud fino all’Europa
e agli Stati Uniti, il termine “fuzzy” diventò
piuttosto popolare, fino a essere utilizzato
dai pubblicitari e dagli uomini di marketing
per promuovere prodotti direttamente ai
consumatori.
Altre applicazioni di successo? È sufficiente
pensare alla messa a fuoco delle macchine
fotografiche, all’impostazione del numero di giri
nei trapani (anche quelli non professionali), alle
funzionalità avanzate di elettrodomestici come
lavatrici e televisori (per regolare il dosaggio
del sapone in base al livello di sporco e alla
regolazione della luminosità dello schermo) o
all’utilizzo di certe apparecchiature medicali
(come avviene nel controllo della concentrazione
di ossigeno inspirato dai neonati intubati