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CITY LIFE MAGAZINE
transalpina più a buon mercato. Eppure,
per diabolica incongruenza del mercato
nostrano, il consumatore italiano, famiglia
o impresa che sia, è quello che paga la
bolletta elettrica più cara d’Europa.
Ma allora, l’intero progetto è perduto? Si è
trattato solo di una bella utopia?
Evidentemente occorre rivedere la strategia
di sviluppo e rielaborare il progetto iniziale.
In particolare è fondamentale allacciare
nuovi e più forti rapporti con le varie
comunità locali sia per rendere più gradito
alla popolazione l’insediamento energetico,
sia ancor più per stimolare alcune possibili
attività industriali connesse all’impianto
stesso.
Probabilmente la strada del successo
passa dal “particolare al generale”, dando
la preferenza a progetti locali, decentrati e
reversibili piuttosto che a grandi progetti
centralizzati. La “ragnatela energetica” va
sviluppata a piccoli passi, in armonia con
le esigenze del territorio ospitante ed è con
esso che deve crescere e implementarsi.
Un simile diverso approccio favorirebbe
la gradualità del progetto consentendo
quell’imprescindibile amalgama fra le
diverse comunità e i differenti paesi.
Inoltre, una maggiore progressività
consentirebbe di raggiungere una più
facile e meno traumatica convergenza
di prezzi fra i mercati elettrici delle due
sponde del Mediterraneo, quello più maturo
dell’Europa e quello più effervescente ma
incerto del Nord Africa. In effetti, entro
il 2015 la domanda dei paesi del Sud e
dell’Est Mediterraneo ammonterà al 42%
della domanda totale del bacino (nel 2006
era solo il 29%) e la Turchia diventerà il
secondo consumatore.
La partita, allora, si gioca sulla tipologia
di fonte da cui approvvigionarsi per
generare la futura produzione, in quanto
per l’offerta di energia, i combustibili
fossili, nell’area in esame, continuano e
continueranno ancora a farla da padroni.
A oggi, infatti, a Sud e a Est del mare
nostrum, tali fonti rappresentano circa il
90% dell’approvvigionamento energetico.
Tutto ciò, oltre a costituire un’ingombrante
dipendenza politico-energetica, causerà un
potente aumento delle emissioni di CO2:
da qui al 2025, è previsto un incremento
del 119% nelle emissioni derivanti dai
Paesi dell’Est e del Sud. Per questo, la
generazione di energia pulita può svolgere
un ruolo cruciale per ridurre la dipendenza
dai combustibili fossili e garantire la
transizione verso un Mediterraneo più
sostenibile, transizione fattasi quanto mai
urgente, forse, più ancora, imprescindibile.
Eppure, l’attecchimento e successivo
decollo delle FER nell’area meridionale
del Mediterraneo, come visto, non è così
scontata come sembrava sulla carta,
malgrado molte condizioni climaticoambientali favorevoli. Se perciò si riuscirà
a effettuare una veloce riconversione dei
megaprogetti forse si riuscirà ancora a
prendere il treno della transizione creando
un’industria alternativa a quella tradizionale
degli idrocarburi.