LUGLIO/AGOSTO 2013
Così, forse in modo non
troppo programmato,
si stanno gettando le
basi per il ritorno di una
diversa politica italiana nel
mediterraneo, con nuove
opportunità di crescita
economica e sociale per il
nostro paese, dopo decenni
di tentennamenti dovuti
anche al tramonto dei
vecchi equilibri risalenti alla
guerra fredda. Nel secondo
dopoguerra, l’intuizione di
una relazione permanente
per una partnership
privilegiata risale al povero
Mattei, il coraggioso e
lungimirante fondatore
dell’Eni, che fra le mille
iniziative istituì scuole di
formazione nei paesi del
sud mediterraneo in grado
di costituire, nel settore
energetico, i quadri e i
dirigenti della futura classe
borghese nord-africana.
Oggi, seguendo quel
filone d’investimento
culturale e industriale,
si prova a lanciare
progetti comuni fondati
sulle nuove tecnologie
energetiche, finalmente in
grado di rispondere alle
problematiche del consumo
elettrico contemporaneo
e delle correlate necessità
ambientali. L’idea di fondo
è quella di far progredire i
nostri naturali partner politici
della sponda sud, al fine di
renderli più avanzati partner
industriali. E l’energia può
rivelarsi un ottimo strumento
per tale via di progresso
per il sud del Mediterraneo,
progresso che, per il nostro
Paese, rappresenterebbe
volano di straordinaria
importanza.
Non bisogna poi dimenticare
la rara opportunità – che si
andrà a definire il prossimo
anno – offerta dal Semestre
europeo a guida italiana.
Per la vecchia e malconcia
Italia, piagata da almeno
un lustro di crisi ininterrotta
(2009 – 2013), una simile
assegnazione politica
potrebbe rivelarsi u