CITY LIFE MAGAZINE
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Per una luce
sostenibile e senza
rischi
di Marta Mazzanti
I
vantaggi derivanti dall’accesso a
un’illuminazione moderna non si limitano
alla pur importante opportunità di svolgere
attività anche dopo il tramonto. Molto
spesso, per le popolazioni povere nel
mondo, il gesto di “accendere la luce”
corrisponde a bruciare kerosene o petrolio
contenuto in rudimentali e poco efficienti
lampade. Un sistema altamente nocivo
per la salute, costoso, e in generale, non
sostenibile dal punto di vista ambientale.
Tuttavia se il terzo aspetto ha riflessi
importanti, ma valutabili a lungo termine,
i primi due hanno un impatto immediato
sulle popolazioni che vivono in abitazioni
anguste, mal areate e costruite senza
seguire alcun standard di sicurezza.
Persone che, inoltre, si vedono costrette a
impiegare le poche entrate nell’acquisto di
combustibile (circa il 30% del salario per
coloro che vivono con due dollari al giorno).
Secondo il Global Burden of Disease
Study pubblicato nel dicembre del 2012,
le lampade a kerosene sono l’unica
fonte di illuminazione per circa il 20% di
quegli individui che non hanno accesso
all’energia. Si stima che ogni anno vengano
bruciati 77 miliardi di miscele liquide
(soprattutto kerosene) per illuminazione. Si
calcola che sono almeno 2 milioni i decessi
nel mondo per malattie legate all’inalazione
di fumi nocivi derivanti dalla combustine di
biomasse o idrocarburi (per illiuminazione,
cottura dei cibi o riscaldamento). Per la
World Bank ciò equivalrebbe a fumare due
pacchetti al giorno di sigarette, Inoltre, nella
sola India, sono oltre 2 milioni le persone
che si ustionano a causa di lampade a
kerosene artigianali e ricavate da contenitori
non ideonei.