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CITY LIFE MAGAZINE
Il Giappone progetta
la più grande wind
farm del mondo
Risparmio energetico
anche in ospedale
La produzione di energia da fonte
rinnovabile prende il posto del
nucleare, almeno nella zona di
Fukushima. Dopo i gravi incidenti
del marzo 2011 e la chiusura
degli impianti Daiichi, l’agenzia
giapponese per le Risorse Naturali
e l’Energia ha annunciato che
entro il 2020 verrà costruita la più
grande wind farm off-shore del
mondo.
Il progetto prevede la realizzazione
di 143 turbine off-shore da
dislocare lungo i 16 chilometri di
costa della città nipponica che
più di tutte è stata colpita dagli
eventi catastrofici di due anni fa.
Con la prospettiva di generare
1 GW di potenza, il parco eolico
giapponese supererebbe per
capacità quello inglese di Greated
Gobbard, in Inghilterra. L’obiettivo
finale è rendere la prefettura di
Fukushima energeticamente
indipendente entro il 2040,
affiancando all’energia del vento
anche quella del sole con la
costruzione di un importante parco
solare (secondo un accordo già
firmato con Toshiba).
Le turbine alte 200 metri saranno
costruite su strutture galleggianti
in acciaio rese stabili da zavorre e
ancorate al fondale marino, in quel
punto profondo circa 200 metri.
Una soluzione che permetterà di
resistere – stando alle simulazioni
realizzate dall’Università di Tokyo
– anche in presenza di condizioni
climatiche estreme e di una
costante attività sismica.
In regime di tagli, la sanità italiana
potrebbe recuperare preziose
risorse dal risparmio energetico.
AiCarr (Associazione italiana
condizionamento dell’aria,
riscaldamento e refrigerazione),
ha raccolto in un recente Position
Paper le misure necessarie per
rendere gli ospedali energicamente
efficienti riducendo i consumi
di elettricità e gas e, dunque,
risparmiando energia e denaro.
Le misure proposte da AiCarr
riguardano, in primo luogo,
la ridefinizione dei parametri
termoigrometrici e di qualità
dell’aria interna (IAQ, Indoor Air
Quality) con una regolazione
della stessa attraverso moderni
impianti di riscaldamento e
condizionamento, tarati secondo
le esigenze specifiche di reparti e
laboratori. Essi devono funzionare
a massimo carico solo in
determinate situazioni ed entrare
in stand-by quando non vengono
utilizzati (per esempio, una sala
operatoria).
In secondo luogo, si pone
l’attenzione sulla riqualificazione
dell’edificio, attuabile non solo
attraverso interventi profondi e
strutturali ma anche prendendo
misure più immediate, quali la
sostituzione di apparecchi obsoleti
con altri più efficienti (come
generatori di calore e sistemi di
pompaggio), l’installazione di
condizionatori centralizzati al posto
dei dispositivi split tradizionali,
l’isolamento termico di tubi e
condotte.
Infine, è necessario che anche
gli utenti – lavoratori e pazienti
– contribuiscano, adottando
comportamenti che vanno nella
direzione del risparmio energetico.
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