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CITY LIFE MAGAZINE
che questa sospensione sia
definitiva. Molti di loro non
faranno più ritorno sui banchi di
scuola, impegnati in un lavoro a
tempo pieno.
In una nazione che si sforza
di uscire dalla povertà,
l’educazione è vista da molte
famiglie dal basso reddito
ancora come un bene
superfluo. È stato l’architetto
Mohammed Rezwan, direttore
e fondatore dell’organizzazione
non-profit Shidhulai Swanirvar
Sangstha, a trovare una
soluzione in grado di tenere
insieme tutte le esigenze:
trasformare in scuole
galleggianti le grosse e tipiche
barche che navigano sui fiumi
che attraversano il Paese. Il
risultato è stato sin da subito
sorprendente. Quando si
osservano quegli inusuali
edifici scolastici non si ha la
sensazione di essere di fronte
a precari rifugi di fortuna dove
trascorrere un po’ tempo – più
o meno all’asciutto – in attesa
della fine del monsone. Quei
barconi non sono solo scuole a
tutti gli effetti fornite di banchi,
lavagne e librerie, ma scuole
tecnologicamente avanzate
anche per gli standard
occidentali e, in particolare,
per quelli italiani. I pannelli
solari montati sul tetto delle
barche garantiscono l’energia
necessaria per far funzionare
quanto di elettrico può servire
in una classe al passo con i
tempi, quindi dai computer, alle
stampanti, dalla connessione
internet fino a lettori dvd e a
telefoni cellulari.
Rezwan ha sfruttato un grave e
ciclico problema – la rovinosa
abbondanza di acqua – e lo
ha reso fattore di sviluppo. I
tanti fiumi bengalesi hanno
incominciato ad essere anche
“canali di conoscenza” .
A dieci anni dall’avvio, il 14
novembre scorso, il progetto
bengalese è stato insignito di
un prestigioso riconoscimento
quale il WISE Award, il premio
che il World Innovation Summit
For Education e la Qatar
Foundation consegnano ogni
anno a progetti selezionati
a livello globale. Il mix ben
dosato di ingredienti quali
innovazione, sostenibilità
ambientale, solidarietà,
capacità di affrontare e
risolvere i problemi ha reso
l’idea di Rezwan un modello