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24 CITY LIFE MAGAZINE È stato recentemente pubblicato sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico il documento di consultazione pubblica intorno alla SEN alcune delle quali ancora da avviarsi. Grande rilevanza è stata assegnata ai certificati bianchi e all’intera sfida dell’efficienza energetica, che con tutta probabilità sarà il driver di questo decennio. C’è un punto di partenza su cui concordano tutte le analisi, ed anche la nostra: finalmente si torna a ragionare di strategia energetica e a tracciare una progettualità per il futuro. Purtroppo, l’orizzonte temporale preso in considerazione è breve, troppo breve, per qualunque politica di promozione infrastrutturale, e ancor di più nel settore energetico, visto che la SEN si ferma all’incirca al 2020. Altro punto incerto riguarda l’aspirazione a far diventare l’Italia un hub del gas, progetto da circa un decennio in cantiere, che il potere di veto delle regioni (vedi rigassificatore di Brindisi), gli interessi di alcune multinazionali e la crisi degli ultimi anni, stanno stroncando. Sostanzialmente c’è poca domanda di gas, e di energia in genere, e la soluzione delle pipelines è, attualmente, ampiamente sufficiente a coprire sia la domanda che i costi dei contratti take-or-pay già siglati. Quindi l’hub euromediterraneo per il gas serve a poco, tanto più che lo shale gas americano costituisce una valida alternativa. La verità è che il problema da economico sta evolvendo in politico poiché occorre convincere l’Europa sulla necessità e convenienza a prendersi il gas dalle nostre reti, dai nostri porti, dai nostri rigassificatori. Altro punto critico è quello relativo al rilancio della produzione nazionale di idrocarburi, tramite cui, secondo il documento: “è possibile raddoppiare l’attuale produzione, con importanti implicazioni in termini di investimenti, occupazione, riduzione della bolletta energetica ed incremento delle entrate fiscali”. Appare un auspicio di certa contraddizione, sia endogena, perché la