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Chi viene colpito e perché
In particolare, gli attacchi
gravi compiuti per finalità di
cyber crime, rispetto all’anno
precedente, sono in aumento
del 9,8%, mentre crescono a tre
cifre quelli riferibili ad attività di
cyber warfare - la “guerra delle
informazioni” (+117%). Appaiono
invece in lieve calo gli attacchi
con finalità di cyber espionage
(-8%) e hacktivism (-23%). In
termini assoluti, cybercrime e
cyber warfare fanno registrare il
numero di attacchi più elevato
degli ultimi sei anni.
A livello geografico, crescono
nel secondo semestre 2016
gli attacchi verso realtà basate
in Europa (dal 13 al 16%) e in
Asia (dal 15 al 16%), mentre
sembrano diminuire leggermente
le vittime negli Stati Uniti.
La categoria di organizzazioni
target identificata come
multinational rimane tuttavia
sostanzialmente stabile (11%),
confermando la tendenza
a colpire bersagli sempre
più importanti, di natura
transnazionale.
Le tecniche d’attacco
Il 32% degli attacchi viene
sferrato con tecniche
sconosciute, in aumento del 45%
rispetto al 2015, principalmente
a causa della scarsità di
informazioni precise in merito tra
le fonti di pubblico dominio.
A preoccupare maggiormente gli
esperti del Clusit, tuttavia, è la
crescita a quattro cifre (+1.166%)
degli attacchi compiuti con
tecniche di phishing/social
engineering, ovvero mirati a
colpire la mente delle vittime,
inducendole a fare passi falsi che
poi rendono possibile l’attacco
informatico vero e proprio.
Ma cresce anche il malware
comune (+116%) - tra cui vi sono
i cosiddetti ransomware - non
più solo per compiere attacchi
di piccola entità, tipicamente
realizzati da cyber criminali poco
sofisticati, dediti a generare i
propri margini su grandissimi
Il Cybercrime - ovvero i reati
compiuti con l’obiettivo di
estorcere denaro alle vittime
o di sottrarre informazioni per
ricavarne denaro - è causa del
72% degli attacchi verificatisi
nel 2016 a livello globale,
confermando un trend di crescita
costante dal 2011, quando tale
tipologia di attacchi si attestava
al 36% del totale.