CIG Magazine - La rivista che dà voce al mondo del gas CIG Magazine 3 | Page 23
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quindi avere le caratteristiche per
essere l’apripista dell’economia
“gas intensive e rinnovabili” in
quella parte di mondo; ma prima
devono essere risolti i problemi
politici e superate le diffidenze
culturali.
Vi è poi anche la Turchia,
crocevia naturale di tutte le
pipelines provenienti dall’est che
si sta riconvertendo – sebbene
con tempi incerti – verso quel
binomio di fonti. Non vanno
infine dimenticate le importanti
riserve libiche, dalle quali ci
riforniamo direttamente col
gasdotto Green Stream. Infine,
sul fronte orientale dell’Egitto,
ci sono e – si andranno sempre
più a dischiudere dopo i recenti
accordi internazionali promossi
dagli USA – le riserve smisurate
dell’Iran, primo paese al
Mondo insieme alla Russia per
dotazione di gas.
Sono ovviamente altresì presenti
quelle dei paesi petroliferi per
eccellenza, Arabia Saudita e
Iraq, che procederanno, come
in parte sta già avvenendo,
verso la diversificazione delle
fonti – e non solo all’interno
della famiglia degli idrocarburi
– ma evidentemente il loro core
business resta il petrolio.
SCENARIO
anzi, non molto lontano c’è il
Leviathan, il giacimento al largo
delle coste di Israele, stimato
intorno ai 620 bcm. Quindi
come punto di partenza si ha la
disponibilità, almeno teorica, di
moltissimo gas nel Mediterraneo
orientale; ciò che differisce fra
i due giacimenti è l’orizzonte
temporale e la domanda da
servire, in quanto mentre l’Egitto
dispone di una domanda
nazionale di oltre 80 milioni di
abitanti, con consequenziali
programmi d’investimento di
lungo periodo, che possono
coinvolgere anche paesi vicini
nell’area africana nord orientale
ad esempio, per Israele la
situazione è del tutto diversa,
quasi all’opposto: è un paese
piccolo, tecnologicamente
molto avanzato, quindi con i
consumi energetici pro capite
già serviti e coperti, che utilizzerà
quel campo per le esportazioni
prevalentemente verso l’Europa
– ed anche qui l’ENI è in prima
fila per dispacciare il gas via
nave e via pipeline – ovvero
verso paesi affidabili per la sua
sicurezza, come ad esempio
il Giappone. Un’ampia parte
sarà destinata come riserva
strategica. Israele potrebbe