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M A G A Z I N E
La bioeconomia in Europa e in
Italia
Gli obiettivi dell’Unione
europea rispetto alle fonti
rinnovabili, che sono parte della
bioeconomia, sono come si sa
molto ambiziosi, sia per quanto
riguarda gli usi energetici sia
per il comparto dei trasporti.
Entro il 2030 dovrà essere
prodotto da fonti rinnovabili il
14% della quota di carburante
utilizzato, di cui il 3,5% da
biocarburanti avanzati. È noto
infatti che il biometano, rispetto
ai combustibili fossili, riduce le
emissioni complessive di gas
serra e può quindi contribuire
al raggiungimento dei target
europei.
La filiera biogas–biometano è
assai presente in Europa, che
è leader mondiale del biogas–
biometano, con circa 18 mila
impianti operativi di biogas,
che producono più di 10 mila
megawatt elettrici installati
(l’equivalente di circa dieci
centrali nucleari). 540 sono
gli impianti di biometano, che
producono 1,9 miliardi di metri
cubi ogni anno.
Anche la bioeconomia italiana
è un comparto importante: nel
2016 ha raggiunto un valore di
produzione di 260 miliardi di
euro, l’8,3% del totale del valore
dell’economia nazionale.
Per numero di impianti operativi
di biogas, l’Italia si colloca al
quarto posto al mondo dopo
Germania, Cina e Stati Uniti; in
Europa siamo secondi dopo i
tedeschi.
In Italia sono operativi 1.920
impianti, di cui 1.460 nel settore
agricolo e 460 in quelli dei rifiuti
e dei fanghi di depurazione, per
un totale di 1.400 megawatt
elettrici installati, di cui poco
meno 1.000 nel settore agricolo.
Per quanto riguarda il
biometano, l’Italia è solo
all’inizio del suo percorso: il
decreto ministeriale, che ha
rappresentato un passaggio
fondamentale per lo sviluppo
della filiera del biometano in
Italia, porta la data del 2 marzo
2018.
Il potenziale di sviluppo della
più importante – ha affermato
Piccinini –. Possiamo dire che
il Vecchio Continente è leader
mondiale della bioeconomia”.