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66 del dipartimento di Informatica dell’università degli studi di Milano; oggi rappresenta 500 organizzazioni di tutti i settori del Paese; nda), che mette in evidenzia che è sempre il cybercrime la principale causa di attacchi gravi: il 79% di questi è stato infatti compiuto allo scopo di estorcere denaro alle vittime o di sottrarre informazioni per ricavarne denaro (+44% rispetto ai dodici mesi precedenti). Nel 2018 è stata inoltre registrata la crescita del 57% dei crimini volti ad attività di spionaggio cyber, lo spionaggio con finalità geopolitiche o di tipo industriale, a cui va anche ricondotto il furto di proprietà intellettuale. Le attività di hacktivism e di cyber warfare (la guerra delle informazioni) risultano invece in calo nel 2018, rispettivamente del 23% e del 10%, rispetto all’anno precedente. Particolarmente significativa l’analisi dei livelli di impatto per ogni singolo attacco, in termini geopolitici, sociali, economici, di immagine e di costo: si osserva in generale un deciso aumento della gravità media degli attacchi rispetto al 2017. In particolare, l’80% di quelli realizzati con finalità di espionage e oltre il 70% di quelli imputabili all’information warfare sono stati classificati nel 2018 di livello critico; le attività riconducibili al cybercrime sono state invece caratterizzate prevalentemente da un impatto di tipo medio. Ciò è dovuto, secondo gli esperti Clusit, alla necessità degli attaccanti di mantenere un profilo relativamente basso, per poter continuare ad agire senza attirare troppa attenzione.