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36 dei quadri politici nazionali. Al successivo articolo 6 la Direttiva, facendo riferimento alla comunicazione “Clean Power for Transport: A European alternative fuels strategy”, stabilisce che al fine di ottenere il più ampio uso possibile di carburanti alternativi per i trasporti, garantendo nel contempo la neutralità tecnologica, e la promozione della mobilità elettrica sostenibile in tutta l’Unione, si può tenere conto delle esigenze e degli sviluppi dei mercati individuali negli Stati membri. Questo punto, ovvero le esigenze e lo sviluppo del mercato individuale di ogni stato membro, diventa un punto focale nello sviluppo dei carburanti alternativi come quello di assicurare la neutralità tecnologica e promuovere la mobilità elettrica sostenibile (!!). Ma è quello che è successo davvero in Italia? In questi mesi abbiamo assistito alla presentazione di un gran numero di Piani di sviluppo (compresi quelli richiesti dalla DAFI) molti dei quali più simili ad un libro dei sogni che ad una realistica pianificazione delle azioni e degli interventi e molto lontano dalle indicazioni del “come fare”. Come già detto, il riferimento alla sostenibilità è diventato un “must” per chi vuole parlare della mobilità futura ed essere alla moda, ma ne è stato spesso travisato il significato cercando di dipingere orizzonti futuri allettanti scordando il presente e la realtà in cui ci si muove, ovvero i tre concetti chiave della sostenibilità: 1) sviluppo tecnologico e cambiamento istituzionale in armonia 2) miglioramento del potenziale sia attuale che futuro 3) soddisfare i bisogni e le aspirazioni umane Se manca anche solo una di queste chiavi non si può dunque parlare di sostenibilità (tecnica, ambientale, economica…) e in ogni caso bisogna considerare le condizioni al contorno (di partenza) per elaborare piani realistici.