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INDUMENTI Il tessuto è la materia prima con cui ogni capo viene confezionato sulla base di modelli studiati e sviluppati per offrire sicurezza e, soprattutto, comfort ed ergonomia. Come nasce un tessuto? È l’intreccio di fili paralleli (ordito) con fili perpendicolari ai primi (trama), questi fili hanno un titolo che è dato dalle unità di peso occorrenti a formare una determinata lunghezza di quel filato. Quanto più il titolo è elevato, tanto più il filato è sottile perché più lavorato. Il peso del tessuto è quindi determinato dai parametri sopra indicati, lo stesso peso lo si raggiunge con titoli alti e molti fili, oppure con bassi titoli e pochi fili; chiaramente il primo, a parità di peso, avrà un maggior pregio. TESTO INTRODUTTIVO RELATIVO AGLI INDUMENTI DA LAVORO La pesantezza, viene indicata in genere a metroquadro (1 m x 1 m) oppure a metrolineare (1 m x altezza tessuto che abitualmente è di 1,5 m). Le fibre tessili che, dopo la fase di filatura, diventano filati per farne tessuti, si dividono in naturali (animali: lana e seta; vegetali: cotone, lino, canapa, juta, etc.) oppure in chimiche (artificiali: raion, acetato, merinova, lanital; sintetiche: nylon, terital, perlon, etc.). I filati possono essere: Cardati: fibre più corte grosse. • Pettinati: fibre di qualità superiore, sottili e lunghe, più regolari e resistenti. • Ritorti: fibre di 2 filati unici uniti fra loro da torsione, garantiscono ottima resistenza. • Doppi Ritorti: quando sia la trama che l’ordito sono ritorti. • Quando un tessuto nasce, generalmente è greggio (colore biancastro) oppure, se è stato usato un filato già tinto, nasce già colorato (es. tessuto Oxford) e deve essere, prima dell’uso, nobilitato in tre principali fasi: 1 – PREPARAZIONE Pulizia (purga, sbozzima e candeggio); bruciapelo, che elimina tutte le fibre sporgenti; mercerizzazione, che conferisce lucentezza serica, mano piacevole e migliore disponibilità alla tinta. 2 – TINTURA Operazione attraverso la quale si modifica la capacità della fibra tessile di riflettere alcuni raggi luminosi che riceve e di assorbirne altri. Ci sono diverse tecniche di tintura che danno prevalenza alla solidità, al lavaggio, ovvero la capacità di mantenere il colore anche a seguito dei normali lavaggi manutentivi, oppure all’unitezza che indica l’uniforme distribuzione del colorante sulla pezza; ne citiamo alcune: INDANTRENE Garantisce colori molto solidi, resistenti al lavaggio, alla luce e allo sfregamento, ma, soprattutto, sono resistenti all’azione del cloro che veniva un tempo utilizzato dalle massaie per aggredire le macchie più resistenti presenti sui capi di abbigliamento di uso quotidiano. REATTIVI Colori con buona solidità, sia alla luce sia al lavaggio, ma anche al sudore e allo sfregamento. Non sono solidi al cloro come gli Indantrene, ma i toni sono molto brillanti. È la serie di colori che attualmente esprime la maggior quantità di metri tinti soprattutto per i loro valori ecotossicologici molto buoni. ZOLFI Colori di vecchia generazione che esprimono soprattutto i toni più scuri e intensi. Hanno una buona solidità al lavaggio e al sudore, ma mancano di solidità al cloro. NAFTOLI Colori solidi e brillanti, presenti in una gamma di toni limitatissima che va dall’arancio al rosso intenso. Il loro utilizzo è sempre più scarso a causa dei problemi ecotossicologici che comportano in fase di trattamento e tendono sempre più a essere sostituiti dai coloranti reattivi 3 – FINISSAGGIO Il tessuto, dopo le operazioni precedenti, perde la morbidezza e la corposità tipica naturale, quindi deve essere riabilitato e anche migliorato attraverso mezzi fisici e chimici. La mano, la stabilità, l’irrestringibilità, la coibenza e in aggiunta l’ignifugazione o l’impermeabilità sono i risultati a fine trattamento. Dopo uno studio preliminare, vengono creati, con l’ausilio di un computer, i disegni dei modelli, sulla base dei quali poi il tessuto verrà tagliato. La fase di progettazione di un capo è finalizzata a un uso specifico, quindi tiene conto dell’ambiente in cui il prodotto FWfRW76W&RWF