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Focus 01/2019 L a protezione catodica costa! Ed è anche un fastidio non da poco dato che per realizzarla bene servono specialisti in tutte le sue fasi. Serve personale certificato (ISO-15257 Liv. IV) per il progetto, per la supervisione dell’instal- lazione e il collaudo (Liv. III), per le verifiche sul campo e per la manutenzione e conduzione ordinaria (Liv. I e II). Poi servono materiali specifici, fornitori qualificati, installatori capaci. E tutto questo per non vedere nulla. Perché se la protezione catodica funziona come dovrebbe, il risultato è che non succede niente. Si raccolgono quantità enormi di dati e valori di potenziale elettrochimico per verificare che… “tutto è tranquillo”. Vero è che la protezione catodica nelle reti del gas deve essere realizzata e attiva- ta per legge: dalla pubblicazione nel 2008 dei decreti ministeriali 16 aprile 2008 e 17 aprile 2008, non solo bisogna averla applicata, ma occorre anche dimostrare che funzioni in modo efficace, in caso contrario ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) potrebbe sanzionare pesantemente gli operatori. In realtà esiste anche un obbligo morale e di responsabilità, visto che per le reti gas sono implicate ragioni di sicurezza. Quindi non si scappa: obbligo legale e responsabilità penali. Ma per tutte le altre tubazioni interrate? Acquedotti? Reti fognarie? Teleriscaldamen- to o reti antincendio? Perché mai ci si dovrebbe prendere la briga di utilizzare uno strumento così misterioso e complicato quando potremmo fidarci invece di un col- laudatissimo piano di manutenzioni ordinarie e straordinarie? Si buca il tubo? E noi, se proprio serve, troviamo la perdita, scaviamo, fermiamo l’impianto o piazziamo un bypass e alla fine tappiamo il buco. Fatta! 3