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La protezione catodica L e notizie dei crolli di ponti e viadotti in calcestruzzo armato avvenute negli ultimi anni, dal recente ponte Morandi di Genova, al viadotto di Annone sovrastante la superstrada SS 36 Milano – Lecco crollato nell’ottobre 2016, ha portato alla ribalta del pubblico la tematica della durabilità delle opere in calcestruzzo armato, con particolare attenzione ai fenomeni di corrosione delle armature e agli interventi di ispezione e manutenzione necessari per garantire la sicurezza delle opere. Mentre nei terreni e in acqua di mare e in atmosfera l’acciaio è soggetto a diverse forme di corrosione, non ci si aspetterebbe, normalmente, di incontrare fenomeni corrosivi all’interno del calcestruzzo a causa della sua elevata alcalinità. L’acciaio al carbonio, infatti, è soggetto a corrosione in ambienti neutri, come acque o terreni, per la presenza di ossigeno disciolto. Lo stesso acciaio, quando usato per le arma- ture nel calcestruzzo, mostra una elevata resistenza a corrosione grazie all’elevata alcalinità, pH > 12, della soluzione presente nei pori del conglomerato, conseguente alle reazioni di idratazione dei costituenti del cemento. In queste condizioni, in as- senza di inquinanti, principalmente in assenza di sali, l’acciaio si riveste di un film di ossido protettivo, detto film di passività, di spessore pochi nanometri, che conferisce elevata resistenza a corrosione. La corrosione delle armature è la principale causa di degrado delle opere in calce- struzzo armato. Sebbene, come detto, le armature sono inizialmente passive, nel tempo la passività può venir meno principalmente per due motivi: • la carbonatazione del calcestruzzo a causa della penetrazione della CO 2 , con conseguente abbassamento del pH a valori prossimi alla neutralità; in questo caso la corrosione si manifesta in maniera generalizzata; 23