La protezione catodica
strutture sono dell’ordine delle centinaia di mA/m 2 , fino ad arrivare ad 1 A/m 2 per
le zone ad alta turbolenza come gli scafi delle navi in prossimità delle eliche, senza
contare un sensibile aumento della corrente richiesta per strutture che operino al di
sopra dei 25°C. Di conseguenza gli impianti vengono progettati per l’erogazione di
quantità di corrente estremamente elevate se confrontati con gli impianti di terra. A
fronte di correnti così elevate anche gli anodi utilizzati come dispersori di corrente
hanno delle caratteristiche particolari: vengono utilizzati quasi esclusivamente anodi
inerti in titanio attivato con ossidi metallici misti (Ti/MMO), anche se in passato sono
stati usati anche anodi in piombo/argento (Pb/Ag) o in titanio platinato (Ti/Pt). Le
forme degli anodi sono le più svariate e vanno dalle catene di anodi tensionate per la
protezione delle piattaforme off-shore, fino agli anodi superficiali montati a scafo per
le carene delle navi.
Un ruolo fondamentale nella protezione catodica in acqua di mare viene giocato
da quello che viene definito “deposito calcareo”: si tratta di una patina costituita da
carbonato di calcio, idrossido di magnesio ed altri sali formati in conseguenza delle
reazioni che avvengono sulle superfici polarizzate dalla protezione catodica a causa
dell’aumento del pH della zona adiacente alla superficie. L’effetto di questo strato
protettivo è quello di formare una barriera fisica contro l’ambiente corrosivo compor-
tando di fatto una progressiva diminuzione della quantità di corrente necessaria alla
polarizzazione. Il mantenimento ed il costante rinnovo del deposito calcareo sono
fattori fondamentali; in zone ad alta turbolenza, dove lo sviluppo di tale deposito non
è possibile, le densità di corrente di protezione richieste assumono valori anche su-
periori a 1 A/m 2 . Proprio la presenza del deposito calcareo permette di valutare già
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