Antigone 15 Aprile 2015 | Page 32

HITLER, OVVERO IL RITORNO DI CREONTE

Di Stefano Aprà e Aurora Schiavon

‘Un eroe è un normale essere umano che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze’.

Joseph Campbell

In occasione del settantaduesimo anniversario dalla morte, ricordiamo oggi Sophie Scholl, un'eroina particolare, un'eroina che si è saputa distinguere grazie ad un coraggio inusuale, dimostrato non per aver impugnato un fucile ma proprio per non averlo fatto ed essere comunque riuscita a mettere in crisi la giustizia costituita.

Shopie Scholl nasce il 9 maggio 1921 nella cittadina tedesca di Forchtenberg, figlia del sindaco. All'età di appena 12 anni entra a far parte della Gioventù Hitleriana, avvicinandosi in un primo momento alla seducente propaganda del regime, che celebra la razza ariana incitando all'epurazione da quelle considerate inferiori. Col passare degli anni, proseguendo i suoi studi classici, matura però una coscienza disincantata, votata alla giustizia, comprendendo la ferocia e l'inumana violenza che si cela dietro alle parole di propaganda del regime, ed entra a far parte del gruppo giovanile di lotta politica Deutsche Jungenschaft cosa che la portano ad allontanarsi ulteriormente dall'ideologia nazionalsocialista. La sua ribellione culmina nel 1942 con la sua adesione ad un'altra associazione di protesta pacifica, "La Rosa Bianca" (Die weiße Rose), adesione che la condurrà ad inevitabile morte nel febbraio del '43 quando, insieme ai suoi amici getta dalle scale dell'atrio centrale dell'università cittadina alcuni volantini, che invitano la popolazione ad opporsi al dispotismo del Reich e alla folle violenza che sta dilagando inarrestabile tra l'indifferenza della popolazione, ormai inerte e passiva nelle mani di folli gerarchi. La sorte di Sophie al processo, presieduto da Roland Freisler, presidente del Supremo Tribunale nazista per i delitti politici, è già decisa, ma la giovane ventiduenne accetta di andare al patibolo piuttosto che rinnegare ciò che la sua coscienza ritiene giusto. Queste sono le sue ultime parole con le quali Sophie si congeda dalla giuria:

GIURIA: “... non si sente colpevole di aver diffuso e aiutato la Resistenza, mentre i nostri soldati combattevano a Stalingrado? Non prova dispiacere per questo?”.

SOPHIE: “No, al contrario! Credo di aver fatto la miglior cosa per il mio popolo e per tutti gli uomini. Non mi pento di nulla e mi assumo la pena!”.

Dopo un breve interrogatorio la Scholl e suo fratello, Hans, altro membro della Rosa Bianca, assunsero su di loro anche le accuse mosse agli altri aderenti all'associazione, accettando di essere torturati e giustiziati dalla Gestapo, con l'accusa di aver “incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo”.

Per questo vengono condannati a morte e fucilati il pomeriggio del 22 Febbraio 1943.

La Rosa Bianca, associazione giovanile fondata da alcuni giovani oppositori del regime, che avevano partecipato alla guerra sul fronte francese e russo e che erano rimasti inorriditi dalle atrocità contro Ebrei, omosessuali, Zingari e malati mentali compiute, come è tristemente noto, dalle SS, si opponeva a Hitler con forme di resistenza passiva, propagandando una politica fondata sui principi cristiani di pace e tolleranza nel pieno rispetto degli individui, visti come uguali e liberi, senza distinzioni razziali o di qualunque altro genere.