Antigone 15 Aprile 2015 | Page 30

ANTIGONE

DESAPARECIDA

Di Giulia Dalmasso

Sul dramma dei desaparecidos molto è già stato detto, scritto e perfino messo sotto forma di film e spettacoli teatrali. A riprova di ciò, non basterà di certo citare film quali Figli/Hijos e Garage Olimpo di Marco Bechis oppure La notte delle matite spezzate di Héctor Olivera, né libri come Il mio nome è Victoria, commovente autobiografia di Victoria Donda che, all’età di ventisette anni, ha scoperto di essere figlia di desaparecidos e ha quindi deciso di raccontare quella che lei stessa considera una rinascita. Addirittura poi c’è stato chi, come Massimiliano Della Sala, ha deciso di fare omaggio di uno spettacolo teatrale intitolato Antigone alle donne che ancora oggi vanno in Plaza de Mayo, mettendo in scena questo dramma dal loro punto di vista.

Ma chi erano i desaparecidos? Si parla di desaparecidos in riferimento a tutte quelle persone che vennero sequestrate e poi eliminate dai regimi militari al potere negli anni Settanta in Argentina e Cile. In gran parte i desaparecidos erano oppositori e attivisti politici, o ritenuti tali: “La strategia repressiva adottata ricorda la pratica della decimazione, utilizzata in guerra quando la truppa rifiuta di eseguire gli ordini. E che, come noto, consiste nell’esecuzione di elementi scelti in maniera casuale. Con la sua arbitrarietà, essa terrorizza la totalità dei sopravvissuti, scoraggiando qualunque forma di ribellione. Ma è una decimazione per così dire ponderata quella che si attua, seguendo un ordine di priorità incentrato sull’eliminazione degli elementi più politicizzati e/o sindacalizzati, degli appartenenti alle professioni intellettuali, dei giovani, sospetti per il semplice fatto di essere giovani. Eliminandoli, si colpisce trasversalmente il corpo sociale, nel presente e nel suo proiettarsi nel tempo. […] È una soluzione finale, quella programmata e messa in opera, che mira al definitivo sradicamento di qualunque forma di opposizione, presente e futura”.

In Cile il fenomeno iniziò nel 1973 all’indomani del golpe di Augusto Pinochet che rovesciò il governo di Salvador Allende, dando avvio a un duro regime parafascista, con arresti e sparizioni di massa.

Il fenomeno dei desaparecidos si manifestò poi in modo ancor più rilevante in Argentina, dove durante la dittatura di Jorge Rafael Videla, dei militari e dell’Alleanza anticomunista argentina fu molto frequente la pratica dei sequestri da parte di squadre non ufficiali della polizia o dell’esercito. Molti degli attivisti rapiti venivano sedati e poi lanciati da aeroplani nell’oceano o nel Rio della Plata, in quelli che vennero definiti i voli della morte, mentre altri erano inviati in campi di concentramento del tutto simili a quelli nazisti: “Se vi sono luoghi deputati per il massacro, è peraltro la totalità dell’Argentina a essere diventata un immenso campo di concentramento”.1