100% Fitness Mag - Anno VIII Settembre 2014 | Page 35

stesso la sua giustificazione: NON amiamo per ottenere qualcosa, amiamo e basta, e quando accade è magia.. Ma per sperimentare questo stato di grazia dobbiamo fidarci dell’altro, senza paura che ci ferisca, e, di contro, dobbiamo anche credere con convinzione, di essere meritevoli a nostra volta di questo sentimento. Questo purtroppo non accade di frequente, proprio perché spesso siamo noi per primi a NON AMARCI, e dunque ad avere paura di non essere degni d’amore. La decisione che fa prevalere questo timore, di non essere un degno oggetto d’amore, di solito ha radici remote, nell’infanzia. Come sappiamo, i genitori rappresentano la nostra prima fonte di affettività, e pertanto la nostra prima sorgente d’amore. Se le impressioni che abbiamo avuto all’epoca, sono bloccate e non vengono revocate, possono compromettere tutta la nostra vita affettiva da adulti. In poche parole, non è importante quello che hanno fatto, ma l’interpretazione che ne abbiamo dato alla luce della nostra sensibilità. Se ad esempio nostro padre era troppo impegnato, avremmo potuto intendere il suo comportamento come disaffezione nei nostri confronti, deducendone che non ci amava. Il processo di pensiero potrebbe non fermarsi qui: in genere il passo successivo è infatti decidere che, se lui non ci accettava e apprezzava, era perché eravamo NOI a essere carenti e sbagliati. Ecco la decisione, TUTTA NOSTRA, che ci marchia come ‘colpevoli ed immeritevoli d’amore’. O ancora, avendo avuto una madre iperprotettiva e ansiogena, potremmo interpretare la sua attenzione patologica come un atto di sfiducia nei nostri confronti, e da qui a non sentirsi degni d’amore il passo è breve! Oppure un altro scenario che, pur essendo diverso, potrebbe determinare un’analoga conclusione è questo: se da piccoli abbiamo subìto un lutto, a causa di una malattia o di un incidente, o un abbandono da parte di uno dei nostri genitori, potremmo decidere che la loro assenza dipende dal fatto che siamo stati ‘cattivi’ e, quindi, meritiamo una punizione.. E quale può essere un castigo peggiore che toglierci l’amore? Se abbiamo deciso di leggere l’esperienza vissuta come un ‘tradimento d’amore’, ci sentiremo rifiutati e abbandonati, una delle situazioni che minano maggiormente il nostro equilibrio affettivo di base. Una volta respinti, alimenteremo la paura di non meritare l’amore e, da quel momento in poi, rivolgeremo questo ‘non amore’ verso noi stessi con la possibilità piuttosto concreta che ciò inneschi un meccanismo autodistruttivo nelle relazioni future. La paura di non meritare l’amore e di soffrire ancora, creerà un muro che nel tempo alimenteremo, facendolo crescere a dismisura. Ci isolerà, alienandoci sempre di più da questo sentimento vitale. Arriveremo a non accettare il fatto naturale di arrenderci all’amore, perché così risveglieremmo quei sentimenti dolorosamente repressi. Il nostro comportamento determinerà una distanza dagli altri, rendendoci separati e isolati, e confermerà la paura di essere colpevoli e indegni d’amore. Se non revochiamo questo fatidico ultimatum del ‘Se sono stato abbandonato, sono colpevole’, la nostra vita affettiva sarà un disastro. E l’amore si allontanerà sempre di più dalle nostre vite, mentre la paura amplierà il suo dominio… Per avere una vita affettiva sana dobbiamo revocare la decisione presa in passato: la paura di non essere degni e ,quindi, di non meritare l’amore. Se non poniamo dei ripari, rischiamo sempre di più di cadere nell’angoscia di chiedere ciò di cui abbiamo bisogno, cioè l’amore, ma di restare convinti nel profondo che comunque non lo riceveremo. Se abbiamo ‘deciso’ di non meritare l’amore e ci comportiamo come se dovessimo espiare una fantomatica colpa, per prima cosa dobbiamo vedere la nostra ‘innocenza’. Non c’è ragione per cui ci debba essere negato l’amore, perché tutti noi siamo esseri amorevoli e degni. Settembre 2014 100% Fitness Mag 35