100% Fitness Mag - Anno VII Novembre 2013 | Page 44

Le chiesi: “Hai paura di treni, autobus o aeroplani?”Annuì, continuando a tremare. Le feci notare che la probabilità di essere vittima di un attentato è già di per sé bassissima, e che la probabilità che succeda due volte alla stessa persona è praticamente inesistente. Le dissi quindi che l’avrei assunta come mia guardia del corpo, e che la volevo sempre con me in aereo o in taxi, così sarei stato quasi certo di evitare il rischio di saltare per aria: nessuno è così scalognato! Si mise a ridere. Era quello che volevo. Le persone hanno spesso paura di scherzare con chi ha subito un trauma, e invece io credo che ridere dei propri problemi sia esattamente ciò che serve per cominciare a vedere le cose da un punto di vista diverso. Adesso eravamo pronti per cominciare. Aveva principalmente due problemi: il fatto di ripensare continuamente all’evento, e il fatto di immaginarselo come un filmato di proporzioni gigantesche, come se fosse ancora davanti a lei. Dovevo farle cambiare queste due cose. Le chiesi allora di sperimentare qualcosa di un po’ diverso da quello che aveva fatto fino a quel momento.“So che questo ricordo terribile ti ha terrorizzata a lungo, e voglio aiutarti a metterlo dove deve stare: nel passato. Per farlo, puoi pensare a un ricordo successivo all’esplosione? Magari qualche ora dopo, quando ti sei resa conto di essertela cavata, di essere ancora viva e tutta d’un pezzo?”La donna chiuse gli occhi e cominciò a ricordare un momento successivo all’attacco, 44 100%fitnessmag • novembre 2013 poi annuì. Continuai: “Bene, ecco cosa voglio che tu faccia adesso. Immagina di entrare dentro ‘te stessa’ in quel ricordo e, mentre lo fai, ti chiedo di rivivere l’intera esperienza al contrario, come se stessi riavvolgendo un nastro. Vedrai le persone che camminano all’indietro, l’autobus che si ricompone dai rottami e comincia ad andare in retromarcia… l’intero filmato mentale dell’evento che va all’indietro. Riavvolgi il filmato, finché non arrivi al momento in cui dovevi ancora salire sull’autobus”. Arrivata a quel punto, le chiesi di fermarsi. Poi le feci ripetere la procedura qualche altra volta. Mentre eseguiva le mie istruzioni, canticchiavo una musichetta da circo: “Tatta tara ta ta tattattara”. Ridacchiava. E questo, come vi ho già detto, è molto importante. Le chiesi: “Hai finito?”. Annuì. Le avevo fatto proiettare il filmato al contrario, perché era abituata a immaginarlo nel futuro, mentre volevo che cominciasse a metterlo nel passato. Avendo ripercorso l’esperienza al contrario nella sua mente, il suo cervello era costretto a ripensarla in modi del tutto nuovi. “Ora voglio che tu rimpicciolisca il ricordo di quell’evento tragico, in modo che abbia le dimensioni di un filmato da cellulare”, dissi mentre mettevo una mano a un metro davanti a lei, “grande più o meno così”. “Guarda ciò che è successo dentro questo schermo immaginario e fai partire il filmato dall’inizio alla fine, piccolo piccolo e in lontananza”. Fece quello che le avevo chiesto con grande attenzione.“Per finire, voglio che ti immagini su un autobus, che guardi gli altri passeggeri con zaini e borse, e che li vedi tirare fuori penne e libri per studiare. Immaginò quanto le suggerivo e sorrise. E quel sorriso significava molto. Poi le chiesi di tornare ancora una volta all’immagine che tanto la spaventava. Erano passati solo pochi minuti ed ecco che le chiedevo di fare proprio ciò che l’aveva terrorizzata per anni. Scosse il capo e disse: “Sto molto meglio del solito”. Le dissi di guardare tutti quegli sconosciuti con zaini e pacchetti. Scosse di nuovo il capo, mi guardò e, facendo spallucce, disse: “Sono tranquilla”. Naturalmente non aveva cancellato l’evento dalla sua mente. Avrebbe comunque avuto un ricordo orribile di quell’episodio accaduto nel passato. Quello che avevo fatto era stato aiutarla a smettere di consentire al ricordo di influenzare negativamente il presente. Visto che l’avevo aiutata a cambiare il modo in cui rappresentava il ricordo, adesso le era possibile diminuire l’intensità delle sensazioni che provava immaginandolo. D’ora in avanti sarebbe stata in grado di gestire la situazione, perché sapeva cosa fare. E più l’avrebbe fatto, più le sarebbe diventato facile. Aveva imparato qualcosa che la avrebbe aiutata a guadagnarsi la libertà dalle limitazioni imposte da quel ricordo. Gli eventi tragici esistono solo nella mente, sotto forma di ricordi. Un ricordo è la rappresentazione di un’esperienza. Quando cambiate il modo in cui rappresentate un’esperienza, cambiate anche le sensazioni che le sono associate, quindi come vi sentite in merito a essa”.