100% FITNESS MAGAZINE
NEUROPSICOMOTRICISTA
Egocentrismo
infantile
D
Dottoressa
Daniela Caiafa
Laureata in
Neuropsicomotricità dell’età
evolutiva, presso l’Università di
Napoli Federico II
Disponibile telefonicamente
Lunedì e Sabato dalle 09.00 alle
13.00 - Cell. 347.5477785
urante la prima parte dell’infanzia tutti i bambini assumono
comportamenti egocentrici, la
cui espressione e manifestazione
è più o meno evidente, spesso è strettamente
legata al loro sviluppo affettivo. Il concetto
di egocentrismo infantile è stato introdotto
dalla teoria dello sviluppo di Piaget, elaborata
attraverso centinaia di osservazioni dirette
del comportamento infantile. Il neonato è
egocentrismo puro in quanto è in grado
solo di esercitare i propri riflessi e rifiuta
ogni oggetto che non soddisfa i propri
bisogni. Il bambino molto piccolo cresce e
si sviluppa con una percezione poco chiara
dei confini tra sé e ciò che lo circonda, tra
sé e la madre e tra sé ed il padre, cosicché
egli pensa che la madre stessa conosca i suoi
pensieri, i suoi stati d’animo e che avverta le
sue stesse sensazioni corporee, come quando
ad esempio si fa male, pensando che lei senta
il suo stesso dolore, proprio come se fossero
un tutt’uno indifferenziato.
Nei primi anni di vita il bambino inizia
ad acquisire consapevolezza, degli oggetti e delle persone che lo circondano.
Le scoperte casuali che il piccolo fa, vengono assimilate e si costruiscono in schemi di
azioni; l’interesse rivolto verso gli oggetti è
sempre concepito come prolungamento della
propria azione. Tipico di questa fase è l’acquisizione del “è mio”, se il bambino è inserito
in un contesto sociale, si inizierà ad assistere
ai primi litigi finalizzati a possedere gli oggetti, talvolta anche strappandoli dalle mani
di un altro bambino o adulto. E’ una fase
del tutto normale che il bambino attraversa,
perché la soddisfazione del proprio bisogno
immediato è ancora prevalente. Altrettanto
importante è il ruolo dell’adulto, che deve
insegnare al bambino a capire come gestire i
propri impulsi, regolare le proprie emozioni e
imparare a gestire i tempi di attesa.
Con la comparsa del gioco simbolico il bambino passa da un egocentrismo radicale ad un
egocentrismo intellettuale, cioè il bambino
inizia a elaborare delle teorie sul mondo che
lo circonda:
• Finalismo: se una pallina rotola è perché
deve andare verso il bambino,
• Animismo: tutti gli oggetti sono concepiti
come esseri viventi: la luna sa di muoversi
e lo fa per seguire le nostre passeggiate
• Artificialismo: tutto è stato costruito
dall’uomo, anche i laghi e i fiumi.
E’ ancora difficile per il bambino staccarsi
dal suo punto di vista, ed in questa visione unilaterale delle cose molto spesso è
portato a credere che i propri pensieri e
desideri vengano percepiti dagli altri anche
senza che vengano espressi verbalmente.
Successivamente viene utilizzato spesso
il pronome “io” e quando all’interno di un
gruppo il bambino continua a parlare non
curante delle interazioni dell’altro. Con lo
sviluppo del proprio sistema cognitivo
e l’inserimento in contesti socializzanti,
il bambino sperimenta l’acquisizione di
nuove regole.
Nella scuola dell’infanzia si confronta con
altre autorità rispetto ai propri genitori ed
inizia a imparare le regole sociali e i turni
che regolano le interazioni con gli altri. Non
senza difficoltà e talvolta attraverso litigi e
capricci, il bambino impara a regolare le proprie emozioni e acquisisce nuovi schemi di
azioni, che gli permettono di passare dal proprio punto di vista a quello dell’altro. La fase
dell’egocentrismo, che come abbiamo detto è una fase del tutto normale nella prima
infanzia, si supera solamente attorno ai
7 anni, quando il bambino riesce ad avere
un pensiero reversibile e logico di ciò che gli
accade intorno. In questa fase il bambino è in
grado di condividere tranquillamente giochi
con gli altri, è consapevole che le proprie
azioni hanno delle conseguenze sugli altri sia
nel bene che nel male, ed è quindi in grado
di acquisire delle regole di comportamento
socialmente più avanzate.
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