100% Fitness Mag - Anno IV Marzo 2010 | Page 36

SALUTE & BENESSERE L’angolo degli esperti ODONTOIATRA FATTORI DI RISCHIO per la malattia parodontale: Placca batterica La colonizzazione delle superfici dentali da parte dei batteri è riconosciuta come il fattore eziologico principale per lo sviluppo della malattia parodontale. Fattori genetici e familiari Studi effettuati su gemelli omozigoti hanno evidenziato che l’ereditarietà gioca un ruolo importante in almeno la metà dei pazienti affetti da malattia parodontale. I batteri responsabili della malattia parodontale si trasmettono per via orale. Per questo motivo l’American Academy of Periodontology raccomanda di sottoporre a visita parodontale accurata tutti i membri della famiglia se uno di loro è affetto. Tartaro La presenza di tartaro, specie sottogengivale, impedisce un’adeguata rimozione della placca maggiormente patogena e impedisce ai pazienti di attuare un adeguato controllo della stessa. Il tartaro rappresenta il fattore più importante nella ritenzione della placca e, pertanto, facilita tutti i processi infiammatori che comportano anche la produzione di tossine coinvolte nell’insorgenza 36 100% Fitness Magazine della parodontite. Fumo Diversi studi longitudinali confermano che il fumo è il primo fattore di rischio ambientale per malattia parodontale. Più si fuma maggiore è il rischio di sviluppare la malattia, per di più in forma grave. Il fumo è in grado di causare recessione gengivale e riassorbimento osseo anche in assenza di malattia parodontale. Patologie sistemiche Il diabete insulino dipendente, la sindrome di Down, l’artrite reumatoide, l’infezione da HIV sono patologie che rendono l’individuo più suscettibile alla malattia parodontale. - La stessa maggiore suscettibilità può essere anche causata dall’utilizzo di taluni farmaci come gli steroidi, le ciclosporine, i contraccettivi orali, i calcio antagonisti, etc. - La malattia parodontale, responsabile di una situazione di infiammazione cronica con rilascio di mediatori infiammatori in circolo, rappresenta, inoltre, un fattore di rischio per le cardiopatie coronariche, il diabete, il parto pre-termine e la nascita di neonati di basso peso rispetto all’età gestazionale. La terapia causale (iniziale), in aggiunta alla terapia meccanica non chirurgica, deve comprendere l’informazione, l’istruzione e la motivazione del paziente ad una corretta igiene orale, specie quotidiana domiciliare. L’odontoiatra deve fornire, a ciascun paziente, un modello comportamentale riguardante l’igiene orale personale rapportato alle proprie necessità. Le istruzioni di igiene orale devono riguardare le metodiche appropriate di rimozione meccanica della placca batterica del cavo orale mediante l’utilizzo di spazzolino e strumenti per la pulizia delle superfici interprossimali. Il controllo meccanico della placca sopragengivale può essere affiancato da un controllo chimico (collutori). La terapia meccanica non chirurgica deve costituire il trattamento di base della malattia parodontale e consiste nella strumentazione meccanica, sopra e sottogengivale, delle superfici radicolari, allo scopo di renderle biologicamente compatibili con i tessuti parodontali mediante l’eliminazione dei depositi duri e molli. Il trattamento meccanico può essere effettuato con strumenti manuali, ad ultrasuoni e sonici. La maggior parte dei pazienti affetti da parodontite, con corretto controllo di placca, può essere trattata con successo con terapia non chirurgica se associata ad una efficace terapia di supporto. La terapia chirurgica deve essere considerata un mezzo aggiuntivo alla terapia causale e alla terapia meccanica non chirurgica. Obiettivo primario della terapia chirurgica è quello di instaurare una morfologia gengivale, ossea, dentale fisiologica in modo da aumentare la conservazione a lungo termine del parodonto. La terapia antibiotica, con l’eccezione delle infezioni acute, non deve essere somministrata in assenza di una precedente terapia meccanica ed in assenza di un controllo ottimale della placca da parte del paziente poichè i biofilm proteggono efficacemente i batteri patogeni dagli agenti antimicrobici. Alla fine della terapia causale e correttiva, il paziente deve essere inserito in un sistema di richiami finalizzato alla prevenzione di eventuali recidive della malattia. L’intervallo fra i vari appuntamenti deve essere, sempre, rapportato alla capacità del paziente di mantenere un adeguato standard di igiene (un programma di mantenimento basato su richiami ogni tre mesi è, nella maggior parte dei pazienti, efficace per prevenire la recidiva di malattia).