100% Fitness Mag - Anno III Dicembre 2009 | Page 20
L’angolo degli esperti ►
IL PERIODO DELLA LOTTA CONTRO LA MALATTIA
Si tratta di un periodo di vera e propria crisi per la famiglia, che si
vede costretta a riorganizzare la propria vita in conformità delle
nuove esigenze del bambino malato. In questa fase, i genitori manifestano una serie di preoccupazioni relative alla difficoltà nell’eseguire le varie prescrizioni connesse con la dieta o la terapia insulinica. A questo si aggiunge il pericolo di possibili crisi ipoglicemiche
e/o chetoacidosiche inizialmente difficili da individuare (che si
cerca di ravvisare tra pallori, sudori, stanchezza) e la necessità di
tollerare il ruolo genitore cattivo-persecutore che nega il cibo e
infligge dolore (co n le iniezioni).
La letteratura riporta il maggior coinvolgimento di uno dei due
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coniugi, in particolare della madre, nell’assunzione di responsabilità connesse all’autogestione che spesso risultano notevolmente gravose: inizialmente la preoccupazione
è concentrata sull’esecuzione di alcuni compiti pratici,
come le iniezioni, successivamente la tensione è legata soprattutto al timore delle complicanze e delle aspettative di
vita per il proprio figlio, che si manifestano in gran parte
come un groviglio di emozioni e percezioni altalenanti,
spesso rimosse o comunque non condivise. Le modalità di
reazione materna possono essere le più varie e le pratiche
terapeutiche possono diventare il “luogo” privilegiato dove
“giocare” le dinamiche relative ai processi di separazioneindividuazione in particolare in età evolutiva.
Una tipica tendenza riscontrata è quella d’avere comportamenti iperprotettivi che tendono a posticipare l’acquisizione d’autonomie, come il passaggio di gestione della
malattia.
Accanto a questa, si può riscontrare anche un’atteggiamento ambivalente che riflette la presenza di un’ostilità
inconscia nei confronti del figlio e che potrebbe favorire
l’emergenza in quest’ultimo di comportamenti oppositivi
e atteggiamenti di rifiuto-negazione della malattia.
La variabilità ditali reazioni è difficile da spiegare: può
dipendere dalla storia personale delle madri e dalle precedenti esperienze di perdita ma anche l’età del bambino al momento della diagnosi ha un peso rilevante nel
determinare la reazione materna. Globalmente il tipo
d’adattamento conseguito dalle figure materne appare
relativamente buono, nel tempo, anche se la percezione
delle madri relativamente ai propri figli attesta la generale
tendenza ad individuare e sovrastimare gli aspetti negativi,
relativamente all’umore e ai possibili problemi di adattamento. Per quanto riguarda l’influenza esercitata dalla
malattia sui rapporti esistenti fra le figure genitoriali, si
può assistere, nel migliore dei casi, alla consapevolezza che
le tensioni possono alterare il livello glicemico e quindi è
necessario il sostegno reciproco e la mutua collaborazione
per affrontare una tale condizione di stress cronico oppure, nel peggiore, alla slatentizzazione di tensioni coniugali
che sfociano in vere e proprie crisi matrimoniali.
Inoltre, anche se le ricerche hanno evidenziato risultati
spesso contrastanti, emerge l’importanza del contesto
psicosociale nel determinare il tipo di reazione all’evento
nella coppia dei genitori: se da un lato T. Wysocky et al.
(1989) hanno sottolineato come nelle famiglie con basso livello socio-economico le madri sembrano riportare
maggiori problemi d’adattamento, dall’altro Kovacs et
al. (1990) hanno riscontrato sintomi depressivi più frequentemente nelle donne di ceto più elevato, quasi che il
maggior grado di istruzione le ponga in una condizione di
maggiore consapevolezza riguardo alle possibili implicazioni connesse al diabete.