100% Fitness Mag - Anno II Settembre 2008 | Page 72

Il segnale di Clea Mi ero molto rammaricata nel non trovare a centro pagina l’articolo che attendo con ansia, ma con mia grande sorpresa, verso la fine, ho visto che altri amici hanno trovato ospitalità tra le pagine del mensile. Spero che la loro presenza su queste pagine non sia solo un miraggio, un sassolino buttato nello stagno, un grido che rimarrà inascoltato. E preciso: non perché loro, noi, “i diversi” non abbiamo da dire, ma perché in questa ovattata pseudo-civiltà del benessere nella quale viviamo, non c’è posto per chi ricorda che oltre ad “Amici”, “le vallette”, “le isole”... c’è una vita vera, non fatta di lustrine e paillettes. Credo di non essere una cornacchia di malaugurio, (al più vorrei essere “Gennarino” il corvo di Amelia), ma vedrete che il progetto di Gigi Salvi non andrà molto lontano se i “poteri forti” vedranno che c’è da guadagnare, sotto il profilo economico e morale... Poiché il direttore di questo mensile , parafrasando il celebre quadro di Delacroix, vuol tenere alta la bandiera della libertà e della libera espressione, mi ha invitata a far parte della folta schiera di amici e collaboratori. Come avrete senza dubbio capito userò uno pseudonimo, non per falsa modestia, vezzo d’artista o altro. É una ponderata scelta fatta con il direttore per tutelare proprio le persone che, qualche volta, dovremmo essere costretti a difendere da queste pagine. La stragrande maggioranza delle persone che leggono, in genere, hanno una marcia in più rispetto a chi non lo fa (“puoi leggere o non leggere, ma sarai destinato ad essere comandato da qualcuno che ha letto”, diceva Castellaneta) e, per questo, a cuore aperto annuncio di non voler aprire una caccia al tesoro e colui che dovesse intuire chi si cela dietro la maschera di “Pasquino”, lo tenga per sé, è il più bel regalo che possa farsi, farmi e, di più, fare agli amici di cui vogliamo parlare. L’argomento di questo primo articolo doveva essere la scostumatezza, la sfrontatezza di coloro che non rispettano le strisce pedonali. Vi sembrerà strano che ne Anonimo parli nella nostra civile, amata, Sorrento, ebbene qualche volta mettetevi nei panni di un turista e... tentate la sorte. Ma mi riservo di parlarne la prossima volta, voglio scrivervi perchè ho pensato al titolo che contrassegnerà questa rubrica. Mi è di sprone, e lo sarà spesso, Bruno Ferrero che, come Antoine de Saint-Exupery, scrive favole per adulti. «Un povero naufrago arrivò sulla spiaggia di una isoletta deserta aggrappato ad un piccolo relitto della barca su cui stava viaggiando, dopo una terribile tempesta. L’isola era poco più d’uno scoglio, aspro e inospitale. Il pover’uomo cominciò a pregare. Chiesa a Dio, con tutte le sue forze, di salvarlo e ogni giorno scrutava l’orizzonte in attesa di veder sopraggiungere un aiuto, ma non arrivava nessuno. Dopo qualche giorno si organizzò. Sgobbando e tribolando fabbricò qualche strumento per cacciare e coltivare, sudando sangue riuscì ad accendere il fuoco, si costruì una capanna e un riparo contro le violente bufere. Passò qualche mese. Il pover’uomo continuava la sua preghiera, ma nessuna nave appariva all’orizzonte. Un giorno, un colpo di brezza sul fuoco spinse le fiamme a lambire la stuoia del naufrago. In un attimo tutto s’incendiò. Dense volute di fumo si alzarono verso il cielo. Gli sforzi di mesi, in pochi istanti, si ridussero a un mucchietto di cenere. Il naufrago, che invano aveva tentato di salvare qualcosa, si buttò piangendo nella sabbia. “Perché, Signore? Perché anche questo?” Qualche ora dopo, una grossa nave attraccò vicino all’isola. Vennero a prenderlo con una scialuppa. “Ma come avete fatto a sapere che ero qui?”, chiese il naufrago, quasi incredulo. “Abb X[[