100% Fitness Mag - Anno II Dicembre 2008 | Page 78
Anonimo
SOCIETÀ
Il segnale di Clea
“
Per quel poco che ne so di religione,
fede, e implicazioni ad essa collegata,
non so esattamente cosa significhi essere “cattolica“, “apostolica“, “romana“, in
una Chiesa che, innanzitutto, dovrebbe essere “UNA e SANTA“. Non so, quindi, esattamente come qualificarmi in questa
organizzazione che è Chiesa solo quando si
conforma al volere del Figlio e si ricorda che è
nata da un costato trafitto, ma so esattamente
cosa non sono: non sono “sacerdotessa“ e non
sono “levita!“. Sono una samaritana, anzi vorrei essere “La Samaritana!”.
Ho letto l’articolo di Paolo e Vincenzo e non
avendo la competenza “dell’umanista“ vorrei
solo far loro osservare che non è “solo“ una
questione di pedagogia . Quando a livello sociale, si diffonde sempre più l’atteggiamento
del sacerdote e del levita che vedono e passano
oltre, tali comportamenti diventano inaccettabili quando mascherano un cuore chiuso
agli appelli che nascono dai bisogni degli altri. Quando un uomo, qualsiasi uomo, «urla»
delle verità a me non interessa che si chiami
Bob Marley o Jym Morrison o Benedetto
XVI : «Non c’è nessun ordinamento statale
giusto che possa rendere superfluo il servizio
dell’amore.
Chi vuole sbarazzarsi dell’amore si dispone a
sbarazzarsi dell’uomo in quanto uomo. Ci sarà
sempre sofferenza che necessita di consolazione e di aiuto. Sempre ci sarà solitudine.
Sempre ci saranno anche situazioni di necessità materiale nelle quali è indispensabile un
aiuto nella linea di un concreto amore per il
prossimo» (Deus Caritas Est , n. 28). Ordinamento statale e amore per il prossimo. Come
stridono queste due cose. Forse in queste feste natalizie le Amministrazioni regaleranno
qualche panettone, le chiese (con la c piccola)
distribuiranno i pacchi di generi alimentari.
E ciò dovrebbe rendermi contenta? Appagata? Se dai un pezzo di pane ad un povero, affermava Hélder Pessoa Câmara, ti dicono che
sei un uomo buono. Ma se ti chiedi perché il
povero non ha un pezzo di pane, ti dicono che
sei un pericoloso rivoluzionario. Ebbene si!
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Lo confesso: sono una rivoluzionaria. Se decidi di difendere la persona umana e i diritti degli ultimi, senza predicare l’odio e la violenza,
soltanto perché la tua voce rimane al servizio
di coloro che non hanno la possibilità di parlare, sei subito accusato di essere sovversivo, e
allora… sono pure una sovversiva.
Sono giovane e come tanti coetanei ho vari
sogni nel cassetto, un ragazzo che mi ami,
col quale costruire una famiglia ma, nel frattempo, «mi hanno insegnato che quando sei
solo, ammalato, povero, menomato, e non hai
i mezzi, se non c’è qualcuno che lotta al tuo
fianco rischi di rimanere” paralizzato “ dalla
vergogna e dal dolore provocato dall’abbandono» (Matino G., Nostalgia di cielo, EDB,
Bologna 2003, p. 32). Per meglio capire fatevi
un regalo di Natale, dopo aver guardato lo
sfavillio dell’albero in Piazza Tasso entrate
con una “carrozzella” (per disabili non deambulanti) in un qualsiasi bar (ops… ma in alcuni non si può nemmeno entrare), e chiedete
il bagno per le persone disabili (perbacco, ma
non ce ne sono).
Anche nei più “strepitosi” bar della “ninivitica”
Sorrento un «handicappato» non può soddisfare un’elementare funzione fisiologica. E
non mi dite che Marco Fiorentino ed il codazzo di assessori non se sa nulla. Ma chi li ha
rilasciati i permessi? Io?!? «Che bella piazza»
pensate mentre vi godete la sceneggiatura natalizia davanti al Comune di S. Agnello, che
bello quel ruscello di luci. Pochi, pochissimi,
pensano che sono le lacrime della persona
disabile che giungendo a S. Agnello con la
Circumvesuviana, in una giornata di pioggia,
è costretta a bagnarsi, lì sotto la pioggia, perché tre scalini gli rendono impossibile l’accesso alla sala (non voglio nemmeno parlare di
come farà ad arrivare fuori vista la mancanza
di ascensore o similare).
Piove, tre scalini, barriera irrisori